Il bene non è un parlarsi addosso

Sto notando che accade spesso che se qualcuno dice a qualcun altro una parola buona, una frase di stima, ecco che subito si corre a pubblicarlo su Facebook. E questo purtroppo accade spesso anche da parte di molti bravi cristiani. Che accada una volta, presi dall'entusiasmo, ci potrebbe pure stare, condividere fa parte della natura umana "normale", ma se accade praticamente sempre, o molto spesso, ecco che due conti bisognerebbe farseli. Quando il bene fatto diventa un parlarsi addosso, quando diventa uno sciovinismo fine a sé stesso, bisogna chiedersi a che e a chi giova questa vanità. Io penso che se uno SCEGLIE di essere cristiano, deve comprendere che deve aspirare alla santità. La santità non è avere le visioni mistiche e parlare con gli angeli, è una cosa molto più ordinaria, molto più alla portata di chiunque. Dio chiede appunto di essere santi, non mistici. Allora non abbiamo bisogno di segni esteriori per essere santi, cioè null'altro che perfetti nell'amore. Come non c'è bisogno di avere le stimmate per essere santi, così non c'è bisogno di spiattellare sui social ogni attestato di stima altrui. Non è l'esteriorità che ci rende migliori a noi stessi e agli altri. Allora, quando qualcuno ci dice del bene, Dio lo sa, e questo conta. Che importa che lo sappiano mille persone, metterlo in vetrina? Per essere santi quindi occorrono cose molto più concrete ma anche molto più sottili, come il conoscere sé stessi, ri-conoscere le proprie vanità nascoste, e rinunciarvi. Questo vuol dire essere santi, che poi è tautologico con l'essere cristiani. Perché se un cristiano si comporta come chiunque, allora lo capisco perché molti sono disamorati di questo Gesù, e vedono in questa solo una religione e non un approccio alla vita molto, molto radicale. A un cristiano non è permesso di comportarsi come chiunque, perché deve seguire Cristo, e lui non era certo chiunque. Non si è testimoni credibili, e allora, di cosa ci si lamenta se il mondo va altrove, inseguendo altri dèi e altri idoli? A noi cattolici piace ricordare continuamente quanto Dio si sia innamorato di una virtù di Maria: l'umiltà. Spesso la si confonde con la falsa modestia. Ma l'umiltà è proprio quello smettersi di parlarsi addosso per far parlare le proprie azioni, e pazienza che non lo sappiano tutti, l'importante è che lo sappia il Cielo. Dove peraltro, come pure diciamo di credere, risiedono una moltitudine immensa di creature.

Credere alla legge e non alla salvezza

Ultimamente mi è capitato di discutere con un conoscente internettiano, estremamente cattolico, della questione Chiesa e animalismo. Sorvolerò sul fatto che diventare cattolici ideologizzati non ha senso, non siamo un partito politico, siamo quelli che dovrebbero essere sale della terra e luce del mondo senza collocarci a destra e/o a sinistra. Sorvolerò che mi sfugge come si possa pensare che Dio non abbia a cuore la sorte dei fratelli animali. Mi stupisce che questa avversione all'animalismo sia dettata da un timore: quello che si possa perdere l'umano e la centralità dell'uomo. Allora, cominciamo dall'inizio: l'umanesimo ha scardinato il cristianesimo medievale e il suo teocentrismo, quindi non è che nell'umanesimo ci sia tanto di cristiano, a voler guardare bene. Quella che a quei tempi ha costituito un cambio di valori oggi non lo si vuole abbandonare. Il che non è affatto un male. Il problema è che si teme il postumanesimo che secondo alcuni può costituire una negazione dell'umano, e si vede nell'animalismo il trionfo della filosofia del postumano. Allora, dico, invece di approcciarsi alla questione come miopi reazionari, si impari dalla Storia, prendendo esempio da uno che al riguardo aveva capito tutto e cioè Gramsci: lasciare la discussione a un'unica parte significa lasciare che se ne appropri; piuttosto la teologia cristiano-cattolica dovrebbe occuparsi di una questione che, al contrario di quanto mi ha detto il virtualconoscente di cui sopra ("ci sono questioni molto più importanti") è importantissima anche per il futuro e la salute del pianeta e del genere umano. Entrare nel discorso, farsene carico, piuttosto che lasciarlo ad altri. Fare di Dio un idolo è un peccato altrettanto che bestemmiarlo. E bestemmiare la Sua creazione riducendola a un contorno di cui l'uomo potrebbe disporre fino ad uccidere non è propriamente cosa da bravi cristianucci. Idolatrare Dio sapendo ogni virgola del Vangelo, piuttosto che EVITARE le derive che questo dibattito può avere, evitarle accogliendo il messaggio di amore e rispetto per ogni forma di vita piuttosto che respingerlo a priori, è a questo punto anche necessario. E io mi batterò per questo. Lasciare l'animalismo a una frangia di persone che darebbe l'habeas corpus all'animale più che all'embrione, secondo me è contrario a ogni etica. Non etica cristiana, etica e basta, l'etica è una. Pacificare umanesimo e animalismo, questo è il punto. La Rivelazione sarà pure compiuta, ma la costruzione di nuovi cieli e nuova terra no; quella tocca a noi e passa anche attraverso questo.

Dilemmi

Mi sono resa conto che ci sono persone che fondano tutta la propria esistenza su un'unica, grande bugia, e tale la rendono. Pensando, però, che sia la verità e che sia ciò che le rende felici. E ti poni la domanda: interagire con queste persone, avallandone le convinzioni, sostenendole nella parte che recitano, diventando anche tu parte della loro magistrale scena teatrale? Oppure farti da parte, col rischio di comportarti in maniera intollerante? Forse occorre solo sperare, nel silenzio, che ritornino a sé stesse.
Pensierino della notte: Ogni persona che incontriamo ci interroga, come il più grande dei misteri.

La dignità della vita

Senza voler giudicare nessuno (bisogna precisare: sembra che ormai avere un'opinione in questa società non sia lecito, che diventa subito un giudizio), sulla questione del "suicidio assistito" o eutanasia si sente spesso dire "meglio morire che dipendere da qualcuno". Purtroppo oggi c'è il mito dell'autosufficienza (detto da una che non vuole mai essere aiutata a far nulla) che fa pensare alla necessità di essere aiutati come a una perdita di dignità. Eppure ogni giorno ci sono tante persone che hanno bisogno di qualcuno per vivere (in senso fisico: in senso interiore credo sia esperienza di quasi tutti), sono tutte senza dignità? Sopra casa mia vive una disabile che viene aiutata da quando è nata, in tutto, e per tutto intendo tutto proprio. E' forse senza dignità? Credo ci sia una più grande dignità nel sapere che invece bisogna farsi aiutare. Dipendere da qualcuno non significa essere menomati nella propria "adultità", nella propria completezza. Per cui tutti quelli che si vorrebbero prontamente far sparire perché sono un peso (anziani, malati, embrioni) che si frappone fra noi e i nostri obiettivi hanno esattamente gli stessi diritti di chiunque. Invece di cercare di diffondere una cultura di morte, media e opinionisti vari dovrebbero sostenere una cultura di vita, in cui la vita è bene primario per sé stessa, e non per le funzionalità che si hanno.

Adeguarsi all'Occidente

Chi è immigrato in Europa, in Italia, e ce l'ha fatta, probabilmente dirà che emigrare serve. Non posso mettere in dubbio che questo faccia la differenza per la singola persona. Né dico che uno debba vivere sotto le bombe o nella povertà (in particolare, dalle bombe devi scappare per forza). Ma a livello globale, si risolve ben poco, anzi, si fa aumentare la povertà di ogni singolo Paese ospitante oltre che di quello d'origine e tante, troppe persone, dopo aver rischiato la vita vedono frantumarsi le loro rosee aspettative. Mi scontro con questa situazione ogni giorno. E so che molti non ce la faranno. So che per molti andare altrove non è stato un affare. So che molti finiranno a dormire sotto i ponti.
Deve cambiare l'approccio al consumo, devono essere redistribuite le risorse, devono terminare le guerre, almeno quelle provocate ad arte.
Anche perché tante persone giungono da questa parte, la parte ricca, ricca ma piena di persone che non vivono con meno di due dollari al giorno ma nemmeno potrebbero per via delle necessità anche sociali alle quali devono adeguarsi, e iniziano a sprecare. Sprecano acqua, sprecano cibo, gas... Non ho mai visto qualcuno sprecare tanto. Non ho mai visto a casa mia arrivare bollette di gas da 1.700 euro per tenere le finestre aperte e stare in casa a maniche corte mentre fuori la temperatura è relativamente mite anche se è dicembre. Non ho mai visto usare tante medicine e non ho mai visto rompere tre frigoriferi e tre lavatrici uno dietro l'altro. Non ho mai visto gente lamentarsi perché si va in gita insieme per poche ore a poca distanza da casa e non ci si porta il panino come ogni persona normale, pretendendo che altri paghino il pranzo al ristorante. Quindi il problema dello spreco non è occidentale, credo sia insito nell'uomo, a qualunque nazionalità appartenga. Ma proprio per questo lo spostamento di popoli non è una soluzione. Quello che serve è un nuovo approccio alla vita fatto di vera solidarietà e vero amore.
E secondo me chi dice che bisogna accogliere e accogliere e accogliere non ha ben inquadrato il problema e non si accorge che sta creando i presupposti per creare il caos per tante generazioni future. Non stiamo aiutando nessuno in questo modo. Quello che dobbiamo fare nell'emergenza va fatto, ma affiancandolo a una seria politica. L'approccio però è sempre quello di curare il sintomo e non l'intero corpo o le cause dello squilibrio... Se non si comincia dall'inizio, non si fermerà mai questa catena, anzi, le si aggiungono sempre nuovi anelli.
Ci mettiamo la coscienza a posto accogliendo queste migliaia di profughi? Non ci rendiamo conto che il problema non inizia e non finisce lì?
Che mondo lasceremo in eredità? Un mondo di vera accoglienza, o un mondo di scontri per accaparrarsi l'ultima risorsa?
Ai posteri l'ardua sentenza.

Comici al volante

Ma quelli che ti superano per mettersi in pole position al semaforo e poi non riescono a vederlo e al verde quindi non partono? ‪#‎comicialvolante‬

Logica

Quindi se fuori avete un cartello con informazioni errate è il cliente tenuto a immaginarlo e a chiamare, non voi a cambiarlo. ‪#‎logica‬

Il Pianeta del tesoro

Diciassette anni per realizzare un sogno che non è stato apprezzato se non dai "pochi" che hanno saputo capirlo. Uno dei film di animazione più belli realizzati... Noi andiamo a vedere "solo un cartone animato", solitamente nelle sale in queste occasioni gli adulti sono genitori che accompagnano i bambini. Invece dietro c'è un lavoro enorme, c'è business, c'è creatività, c'è voglia di sperimentare... 
Questo fa capire come la realizzazione di un progetto non debba mai esserescoraggiata dai tempi che si allungano o da chi non ci crede...
Ieri leggevo di Pollock, delle difficoltà a diventare un artista affermato prima che lo notasse Mondrian. Avere la costanza di credere in sé stessi anche se si è gli unici a farlo è una bella sfida.
Bisogna saper scoprire il proprio Pianeta del tesoro.


http://www.badtaste.it/2016/06/05/pianeta-tesoro-sequel/176341/

Ribellione incasellata

Oggi mi capitava di ascoltare Virgin Radio che invitava gli ascoltatori a votare la loro canzone preferita tramite i social. Al che mi sono chiesta... ma il rock, è veramente così sovversivo? E' Virgin Radio che lo ha reso tremendamente pop, con trovate come questa, o non è stato, piuttosto, sempre un mezzo di controllo del sistema? Tutte queste generazioni "bruciate", dal rock'n'roll al grunge, hanno segnato davvero una protesta? A me sembra che siano state semplicemente un pezzo dell'ingranaggio che ci vuole tutti soli, tutti stanchi, tutti spenti. Non ne faccio una questione di qualità, ci sono canzoni bellissime, ma di contenuti (anche se il 90% dei testi mondiali, sonorità a parte, lasciano molto a desiderare). Che cosa mi significano tutti questi giovani persi nella droga, nell'alcol, nel suicidio? Davvero essere sovversivi significa avere comportamenti antisociali o autolesionisti? Sovversiva è la scheggia impazzita?
Anche quella grande ventata di novità in campo artistico, l'espressionismo americano, è stato in realtà una grande operazione della CIA. La cosa triste è che la gioventù non è esistita fino a quando non è diventata un business. Allora è diventata una categoria sociale. E così tutti i prodotti ad essa collegati (industria radiofonica e discografica in primis). Lo dico io, ma mi pare lo dicesse anche Hobsbawm, che magari è un pochino più autorevole di me. In realtà sembra che certe idee di libertà siano solo forme di servitù mascherata.

A Cesare quel che è di Cesare

A me fa un po' sorridere quando ai concerti di artisti molto famosi che cantano ballano e tricchebballacche dite che sono bravissimi, spettacolo indimenticabile ecc. come se fosse merito loro. È merito di tutta la squadra che c'è dietro: scenografi, coreografi e tecnici vari. L'artista in alcuni show è una metà, non di più.

Carne e libertà

Quando ti dicono che devi vivere e lasciare vivere perché ognuno è libero di mangiare ciò che vuole... Sa un po' di contraddizione: bisognerebbe lasciar vivere tutti, a partire dagli animali macellati. Altrimenti diventa: "vivi e lascia morire". Quando dicono che si è sempre fatto così, allora si è sempre negato il diritto di voto alle donne, ai poveri, si sono sempre curate le malattie senza antibiotici fino a tempi recenti... Si è sempre vissuto senza internet e senza TV... Continuiamo così?
Quando dicono che è una questione di libertà... Si dovrebbe pensare alla primaria libertà per ogni vivente, quella, appunto, di vivere.
Questa idea che gli animali sono macchine da carne non trova riscontro in nulla.
Ciascuno di noi trova auspicabile un mondo scevro da qualsiasi prevaricazione. Allora perché si continua a perpetuare lo sfruttamento del forte sul debole con gli allevamenti?
Quando dicono che la carne serve, ci si dovrebbe domandare come possa far bene alla salute mangiare un cadavere in putrefazione (o pensate davvero, ancora nel terzo millennio, che il bel rosso dei salumi sia naturale?).
Quando dicono che la carne è troppo buona per rinunciarvi (e anche il pesce), non ci stupiamo che un popolo tanto schiavo dei propri sensi e della propria gola poi abbia simili governanti.
Potremmo continuare all'infinito.
Non-c'è-giustificazione-alcuna.

Ideologia della liberazione

Quando il veganesimo diventa ideologia, piuttosto che fare del bene agli animali, diventa solo strumento per l'autoaffermazione di qualcuno. Per liberare gli animali dallo sfruttamento e, contemporaneamente, per permettere anche a tante persone di avere risorse distribuite più equamente, non ha molto senso fare la guerra. Bisogna spiegare, non scontrarsi. 
Non si tratta di essere conniventi: bisogna sempre dire la verità; con fermezza, ma anche con la consapevolezza che alzare muri non giova alla causa.
Per questo non sono dalla parte di tanti animalisti e antispecisti che cercano di imporre quasi con la forza o con azioni di petto quello che non è una guerra, ma un atto d'amore, e come tale andrebbe fatto conoscere.
A me non interessa radicalizzare uno scontro, interessa portare le persone a una sana e costruttiva riflessione, nonché a scelte autonome, sentite e definitive al riguardo. Non sopporto che sia diventato tutto politicizzato, almeno nel modo di condurre questa partita, perché alla fine si è solo creata un'altra fazione, quella degli animalisti contro quella dei carnivori, e di fatto in tutto questo nessuno farà mai un passo verso l'altro. Chi cederebbe alle idee di colui che identifica come un nemico?

I can get satisfaction

Soddisfazione è riuscire a passare con un sorriso sul giudizio a cui ti sottopone la gente senza conoscerti, o sulla confidenza che taluni si prendono quando non è loro dovuta, o sulla valutazione al ribasso che fanno di te dall'alto di non si sa che cosa; sull'invidia di chi forse vorrebbe vedere altri al posto tuo ad avere le tue idee; sul pensiero che certi si fanno di poterti insegnare qualcosa che pensano tu non sappia e che invece sai benissimo. Soddisfazione è sapere di avere mille risposte pronte per zittire certe bocche aperte a vanvera, e scegliere di non farlo.
Soddisfazione è vedere l'arroganza di tanto mondo, e non lasciarsene toccare, andando avanti con la leggerezza di chi sa che sta facendo la cosa giusta e che la sta facendo bene.

Scuse per la gola

E però scusate...quando leggo che "Gesù non era vegetariano" per giustificare l'uccisione di tanti innocenti... O che alcuni animali uccidono per il piacere di uccidere... E si spaccia tutto ciò per cristianesimo... Mi cadono le braccia. Mi cadono perché si perdono di vista due punti fondamentali: il primo è che, da credenti, ci si dimentica che viviamo nel mondo post peccato originale e non nell'Eden (quando Dio stesso diede come cibo frutti e semi e giammai gli animali) ed è a quello che i credenti dovrebbero tendere; il secondo è che lo spreco di terre e produzione da destinare agli animali che andranno a sfamare i ricchi occidentali e non certo i poveri piuttosto che usare quelle terre per sfamare equamente tutti, a Nord e a Sud del mondo, è quanto di più anticristiano possa esistere. La questione non è se sono meglio gli "erbivori": la questione è come essere cristiani al meglio anche alla luce delle nuove sfide che il mondo odierno propone e questa, che ci piaccia o no, è una sfida di cui bisogna prendere coscienza anche e soprattutto nel mondo cattolico, senza più scuse.

Semplici e puri

Una volta sentii una persona dire che avrebbe voluto essere stato un grande peccatore, per conoscere la conversione. Gli dissi che è meglio conoscere l'Amore che il male... Perché la purezza di cuore ti permette di capire tutto. È difficile essere puri di cuore. Molti lo confondono con l'essere "poveri di mondo", come diceva un filosofo. Invece è appunto quell'essere sì, semplici come colombe, ma anche astuti come serpenti, di quell'astuzia che però non deriva dall'essere accorti per esperienza del male, ma per conoscenza del bene. Tante volte, troppe volte ho avuto enormi incomprensioni con alcune persone, enormi, che mi sono costate pezzi di vita e di cuore. Perché anche se cresco, maturo, prima o poi invecchierò, trovo sempre spiazzante il male, e mi da sempre scandalo. Forse la mia non è purezza di cuore, non posso dirlo io. Mi limito a dire che è emotività.

Non è Nietzsche (per chi lo pensava)

C'è chi è tanto abituato all'errore, che fugge le cose giuste perché ne hanno timore. Abituati a una bellezza mediocre, hanno timore di essere felici. Ubriachi e obnubilati, temono di ubriacarsi di gioia. Quanta vita fugge dalle loro mani; ma forse è proprio quello che sperano, perché non amano la vita stessa. Non vivono, sopravvivono. Eppure è un passo, una briciola di coraggio: e ciò che faceva paura, la luce, nel buio, non accecherebbe più i loro occhi stanchi, tornando a nutrirne l'essere come piante che hanno bisogno del Sole per vivere.

Lo spettacolo del dolore

Dalla cronaca si è passati a romanzare le vite delle persone coinvolte in incidenti e disastri. Succede sempre più spesso. Non capisco il senso di tutto questo voyeurismo. Boltanski in un azzeccato saggio che si chiama "La souffrance à distance", in Italia "Lo spettacolo del dolore" (pure datato!), mette in guardia dall'indifferenza con cui ormai guardiamo alle immagini di tragedie mentre la nostra vita quotidiana scorre tranquillamente nella sua quotidianità. D'altra parte, poco possiamo fare. Allora a che servono questi approfondimenti nell'intimità di ciascun defunto? A risvegliare i nostri sensi? A vendere di più? La stampa sta attuando una pericolosa virata verso i contenuti di "Giallo" o "Cronaca Vera".
Tempo fa morì un mio amico in un incidente. Il giornale per il quale lavoravo, un free press, scrisse un articolo romanzato al riguardo, con fatti e personaggi inventati ma chiaramente riferiti all'accaduto... chiunque coinvolto avrebbe potuto se non riconoscersi, sentirsi almeno chiamato in causa (lo scrisse peraltro una mia amica). Ebbero molte critiche e alcune mie colleghe compreso il redattore capo non capivano perché. A me disgustò abbastanza, e non perché nei fatti coinvolti c'erano amici e conoscenti (avevo abitato anche tanti anni nello stesso edificio di un'altra delle persone coinvolte, insomma, li conoscevo tutti) ma perché non è il modo di fare giornalismo, anzi, non chiamiamolo nemmeno tale. La cosa veramente grave è che si ha il via libera a pubblicare certi contenuti, anzi, si ricevono le direttive a farlo, in giornali grandi, letti da tutti in Italia.
Vorrei sapere l'Ordine che cosa ci sta a fare quando poi obbliga tutti a fare gli aggiornamenti sulla deontologia. Deontologia di cui, a mio modestissimo parere, non c'è traccia e non ci sarà mai fino a quando continueranno a esserci articoli e giornali come quelli a cui mi riferisco o programmi come "Quarto Grado" e "Storie Vere".

La cultura non è democratica

Tante volte mi chiedono il perché prenda una laurea dopo l'altra. Come se sperperassi il mio tempo. Ecco, la cultura libera e rende liberi. Come sarebbero avvenute le grandi rivoluzioni democratiche senza cultura? Quando sento che c'è bisogno di rivoluzioni dal basso condivido, ma non nel modo in cui lo si intende oggi. Sono vissuta in una famiglia politica e non ho mai accettato né mi è stata mai proposta la spintarella. Ma si parla di politica seria, quella di chi faceva la scuola politica, non di chi si sveglia la mattina e si improvvisa a fare il politico. Certo, al bene della cosa pubblica tutti possono e devono collaborare, e infatti un conto è il politico, un altro l'amministratore. Comunque, scusate la divagazione derivata dall'aver parlato di democrazia. Premesso anche che le rivoluzioni democratiche sono state concesse, permesse, mica altro. C'è bisogno di cultura, dicevo, proprio per rendersi conto di queste sottigliezze. Ci mancherebbe che dobbiamo essere tutti professori. Assolutamente no. Va benissimo che si sia chi manovale e chi intellettuale, senza carpentieri abiteremmo nelle capanne di paglia. Ma c'è bisogno che laddove si fa cultura, la si faccia bene, molto bene. Non come si fa dal '68 ad oggi. In barba a chi vuole abolire il liceo classico perché classista. Beh, la cultura non è democratica. È meritevole. Ma senza cultura, non ci può essere democrazia, non ci può essere progresso umano, non ci può essere capacità critica. Senza cultura nascono mostri come il terrorismo e la mafia. Senza cultura siamo come un corpo tenuto in vita da un respiratore artificiale. A cui manca il soffio vitale, lo pnèuma.

http://www.retescuole.net/rassegna-stampa/litalia-e-diventata-una-repubblica-fondata-sugli-asini

Promesse di pace

Quando a messa le persone danno la pace spesso non guardano nei tuoi occhi, spesso guardano altrove, e non lo capisco questo dare la pace come se fosse un gesto meccanico, una routine: quando si dà la pace bisogna guardare l'altro, perché è un modo per accoglierlo, per dire "ecco, ti do la pace, la do a te, che mi sei di fronte, non ti conosco ma ti guardo come il Padre guarda noi uno per uno. Ti do la pace sul serio e non perché lo dice il prete, ti stringo la mano e ti guardo perché ci sia uno scambio, un impegno, una parola d'onore, e cercherò di far fede a questo impegno, pur con le difficoltà, pur con le divergenze e le differenze". Ecco, ci si stringe la mano come quando si fa una promessa, e questa promessa bisogna cercare di mantenerla. Quale credibilità c'è in una stretta di mano, in una promessa in cui non si sa nemmeno a chi la si è fatta?

Pace e fiducia

E' stata una di quelle giornate ni. Iniziata tra fraintendimenti e proseguita tra fraintendimenti. Con amici, con conoscenti, gente che comunque stimo. A me piace scindere il momento di incomprensione dalla persona. Le incomprensioni capitano, come anche le diversità di vedute, come anche i litigi. Ma penso che (a meno di cose estremamente gravi) non sia il momento di incomprensione a definire una volta per tutte l'altro, o peggio, a definire il nemico. Gli esseri umani, tutti, sbagliano; e ciascuno pensa di aver ragione dal proprio punto di vista. Ammettiamolo, dire di aver avuto torto è difficile, ma non tanto agli altri, è dura dirlo a sé stessi. Poi a volte si parte conoscendo le cose a metà, o presupponendo che l'altro debba essere per forza in malafede. Ad ogni buon conto, sono le 23:09, questa giornata è quasi finita, e speriamo sorga una notte foriera di un giorno di pace. Pace nella verità, ovviamente.
Cos'è che c'è scritto da una parte?
"La fiducia è il presupposto essenziale di ogni pace. Se non mi fido di chi ho accanto, di chi conosco, ma anche di chi mi è estraneo, non posso vivere. Mi fido del medico che mi cura, del conducente del mezzo che mi trasporta, della persona in cui ho riposto il mio cuore, e così la vita è un susseguirsi di piccoli e grandi atti di fiducia. Non c'è vita senza fiducia, e non c'è pace senza essa. Ma per fidarmi, e avere pace, non posso vivere nel timore del tradimento di questa fiducia. La fiducia è un moto gratuito del cuore; la pace chiede, da parte sua, l'abbattimento di ogni ingiustizia e di ogni usurpazione".

Apprensioni di una mamma adottiva

Come molti ormai sapranno, da poco più di un mese ho un asilo di gattini in giardino. Quando li guardo, così piccoli, inconsapevoli della vita, rifletto molto (oltre a divertirmi molto dei loro giochi). Che futuro avranno? Chi si prenderà cura di loro? Che destino avranno? Quanto influirà il darli a qualcuno? Come posso garantire che ciascuno di loro abbia il meglio? Saranno dei gatti amati e felici? 
Restano domande senza risposta che solo il tempo potrà soddisfare. Vorrei poterli tenere sempre, ma cresceranno e sarà sempre più difficile tenerli tutti in giardino (anche perché alla coniglia è venuta la dermatite da stress). Come sarà sempre più difficile regalarli. Spero solo che abbiano tanta fortuna.

Che sapore ha la felicità...

La felicità è un criterio soggettivo. Io mi sento spesso infelice in questo mondo. Mi sembra tutto sempre molto vacuo, inutile e spesso ingiusto o riduttivo. Non perché lo sia oggettivamente: ognuno ha, ripeto, il proprio modo per essere felice ed è (nei limiti di una felicità lecita) una cosa bella. Per esempio la mia idea di felicità è vedere le persone, soprattutto quelle che ami, a loro volta felici. Tempo fa ero in un parco acquatico e c'era la piscina a onde. Tutti l'aspettavano, con la trepidante attesa dei bambini (anche gli adulti) ed era bellissimo sentire che all'arrivo dell'onda avevano la risata sincronizzata. E' forse una delle migliori descrizioni dell'armonia e della pace. Sarebbe bello se nel mondo bastasse una piscina a onde per far stare tutti in pace. Oppure osservare la natura: è una cosa che mi rende estremamente felice; quando guardo i miei animali, per esempio, o quelli che arrivano in giardino, mi sento in letizia. Penso che sia lo stesso tipo di amore che provano le mamme (non lo sto equiparando, spero si capisca in che senso) o Dio: guardare le altre creature, e gioirne. La mia idea di felicità stasera, invece, è questa: aprire un libro di bioetica e trovarvi idee sulle quali discutere (se poi sono espresse secondo punti di vista che trovi condivisibili è quasi il Paradiso) e dilatare il pensiero, la mente e l'anima. In generale le idee sono una cosa che mi rendono estremamente felice. La discussione su tematiche fondamentali, che non sono solamente speculative ma sono fondamento della nostra quotidianità e della nostra vita "normale", che è ben più dell'uscire per andare al lavoro o a fare la spesa (e a me piace tantissimo fare la spesa attuando il mio potere di scelta e di contributo a cambiare nel mio piccolo tante cose grandi). O meglio, si ritiene che la speculazione sia avulsa dalla quotidianità, dalla vita pratica, e invece non è così, perché in ogni scelta c'è il riflesso di una condizione esistenziale più grande. Osservare quello che si cela dietro tutto questo, il non detto, il non visto, a me piace un sacco e mi fa sentire di essere finalmente nel posto giusto. Creare, che sia col disegno, coi suoni, con le parole o col pensiero, è la cura per ogni affanno. Ti fa sollevare al di sopra di tante meschinità e inutilità e ti fa finalmente sentire vivo. E sentirsi vivi è la più alta forma di felicità.

I mostri dell'indifferenza

In questa storia del ragazzo ucciso a Roma che ricorda molto quella del Circeo fra le tante aberrazioni c'è quella che, mentre di quello che accadde al Circeo 40 anni fa si parla ancora, per quanto colpì l'opinione pubblica, questa notizia alcuni pure la ignoravano, tanto siamo bombardati da chiacchiere mediatiche, e assuefatti al morbo dello sviscerare ogni delitto commesso in questo Paese come se fosse un giallo romanzesco e non la triste realtà. Bene per i vari Vespa, Quarto Grado e programmi contenitore del mattino e del pomeriggio, criminologi e opinionisti vari, che avranno ancora di che parlare e dunque lo stipendio assicurato. Quando Erika e Omar uccisero la mamma e il fratellino di lei, l'Italia rimase scioccata. Dopo quindici anni sembra che ci si uccida all'ordine del giorno, oggi uno, domani un altro, è solo un'altra storia televisiva.
Giorni fa riflettevo su come, tutto sommato, c'è del bene nel fatto che il male faccia ancora notizia: significa che è ancora considerato fuori dalla normalità.
Quello che mi colpisce e mi preoccupa, però, è che questi eventi non fanno notizia, anzi, sono non-notizie; diventano piuttosto storie dai connotati lugubri da raccontare, proporre e riproporre, sminuzzare fino alle virgole, di fatto senza cavarne niente se non audience. Sono l'antitesi del giornalismo e anche della buona costumanza. Creano una pericolosa assuefazione che porta all'indifferenza, e l'indifferenza è un mostro da non ignorare, perché se nulla più importa, ovvio che poi non si focalizza più la linea - che pure dovrebbe essere visibile quanto un muro - tra il lecito e l'illecito, tra ciò che ha valore e ciò che non lo ha. Così facilmente ormai si parla di morte, droga e sesso, che nullo valore ne assumono gli opposti: vita, pulizia e amore.

Se una domenica d'inverno un traditore...

Nikita, complimenti. Sei riuscito ad arrivare dove il capitalismo più selvaggio e crasso, come lo definiva qualcuno, non si era ancora sognato di arrivare: fabbricare e comprare bambini. Mi sembrava che un tempo fosse un'altra parte di follia politica a usare i forni. Oggi esistono altri "forni", umani stavolta, in quella che è una non dissimile follia. Non è la forma, sai, ma il contenuto: ogni cosa che va contro l'umano è follia omicida. A volte di un singolo, altre di tutto il genere umano.
Io non sono comunista ma non apprezzo i traditori. E tu hai tradito tutto quello in cui ti vantavi di credere e per cui molti ti hanno creduto. Sei il borghese capitalista sfruttatore fautore di disuguaglianze. E questa non è normalità, è solo affermazione estrema di una diversità ulteriore. Per favore togli da quella sottospecie di partito che hai fondato la parola sinistra, che sulla tua bocca non significa niente, ecologia, perché non sai nemmeno di cosa parli tu e tanti tuoi compagni - tanto per dire, sai quanto consumano gli aerei di cui usufruisci? Sai che nell'ecologia rientra anche il concetto di sfruttamento umano oltre che ambientale? - e libertà, perché tu, che rendi schiavi donne e bambini e sei schiavo dei tuoi egoismi, non hai mai capito cosa sia la libertà, non il libertinismo con cui l'hai confusa, ma il rendere liberi non solo sé stessi ma anche gli altri. Orgogliosa di non aver partecipato a suo tempo alla "primavera pugliese" perché ne sono nate solo un sacco di piante carnivore.

"Petaloso" e l'attitudine emotiva della società social

Sono una persona piuttosto pucciosa e trovo questa storia del "petaloso" molto tenera, ma la lingua non cambia perché, presi dall'emozione, tutti fanno diventare virale una parola. Non improvvisiamoci linguisti.. La lingua è un organismo vivente in costante evoluzione, ma non si aggiorna in questo modo. Anche perché - a mio avviso - è anche bello che certi vocaboli restino ameni; in questo la forza della loro tenerezza. Possiamo aggiungere il suffisso -oso a qualsiasi cosa (vestitoso, pratoso, tappetoso), inventando un aggettivo ogni fine settimana. Le strutture linguistiche però non funzionano esattamente così. Piuttosto è interessante notare come le suddette strutture siano quasi innate nell'essere umano, o comunque molto bene inconsapevolmente sviluppate in questo bambino, che è stato capace di comprenderle e metterle in atto. Chissà, magari in lui c'è un nuovo Peirce :)
Mi sembra di cogliere in questa vicenda anche un'altra questione: quanto la società in cui viviamo sia una società che vive tutto sull'onda di un'emotività di cui spesso non si ha nemmeno contezza. Nel bene e nel male. E' davvero bello usare il cuore - e occorrerebbe farlo più spesso - ma è un uso che andrebbe contestualizzato e motivato. Emoticon smile

La Verità, bellezza che si palesa

Oggi ho ricevuto una meditazione su quanto sia insopportabile chi parla di verità senza testimonianza. Non so...mi sembra che la verità sia sempre bellissima, a prescindere da chi la dice. Se chi se ne fa portavoce poi non sa praticarla, non viene meno la sua essenza...ed è a quella che bisognerebbe guardare, in ogni ambito.

Sopravvivere alla sensibilità

Non siamo tutti uguali. C'è chi nasce con una sensibilità particolare, troppo grande per un solo uomo. È una cosa bella? Forse. Dipende. A volte è un gigante che rischia di possedere e schiacciare chi ne è portatore. Ci sono persone totalmente sopraffatte dalla propria sensibilità. Di sensibilità c'è chi muore. C'è chi non vive. C'è chi vive in un'ansia perenne ogni volta che il mondo ne trapassa l'anima, e quest'ansia è solo un desiderio infinito di verità e bellezza che non viene colmato da quell'esistenza troppo superficiale e frettolosa di cui molti, troppi si accontentano.
Io ho capito una cosa. Ho capito che l'unico rimedio a una grande, ingestibile sensibilità è amare follemente, è essere ebbri d'amore. Ubriachi, pazzi. Non in quel modo che spinge a far pazzie smielate o autodistruttive, no. Intendo in quel modo pazzo e un po' incosciente che hanno i bambini, i matti, quelli non inquadrati. In quel modo che ti fa abbracciare gli alberi, parlare agli insetti, mandare baci ai passeri da lontano, chiamare la bellezza e l'innocenza "amore", suonare tutta la notte, sentire i colori della musica, inchinarti davanti all'umiltà regale, correre oltre i palazzi sotto la pioggia per andare a guardare i pochi secondi di un arcobaleno, osservare le sfumature dei fiori. È il solo modo per cui quel fuoco che arde nel petto in un modo indescrivibile, come un dolore dolce e un po' struggente, simile all'essere sempre innamorati e mai soddisfatti, non ti consumi.

Calore nel ghiaccio

Quando è il momento, gli orsi polari si cercano per chilometri nella banchisa seguendo solo una tenue scia, un flebile odore. Prima ancora di sapere chi sarà la propria metà, ne seguono il profumo inconfondibile fra gli altri. È bellissima questa immagine di questi due cuori di orso che si riconoscono e si lasciano guidare dall'amore come una fiamma in mezzo a un deserto di ghiaccio e di gelo.

L'anima del legno

Mi perdo a pensare a quanto sia speciale costruire e usare uno strumento musicale di legno. Quando suoniamo non ci pensiamo, ma il suono che sentiamo è fatto di vita! Devono essere scelti i migliori legni, senza nodi e nervature, per creare gli strumenti migliori, legni di alberi che vengono chiamati "di risonanza" proprio perché adatti a questo scopo. Dentro ogni nota c'è tutta la vita, l'anima, il corpo e lo spirito delle fibre di quell'albero. Non so se sia giusto il suo sacrificio, mi sembra sempre un delitto abbattere un albero; e dunque quando suoniamo, ricordiamocene e facciamo sempre in modo che ne sia valsa la pena. Rendiamogli onore.

L'amore non è un dovere

E' San Valentino e ho sentito dire a diverse donne che si aspettano un regalo o un fiore "perché è l'uomo che deve farlo". Condivido che la cavalleria sia una bella cosa, soprattutto in questi tempi di post-emancipazione e maschi che preferiscono maschi, ma non è che "l'uomo DEVE farlo". Uno fa quello che si sente. Se lui non lo sente, pensateci. Un motivo ci sarà. D'altra parte, se voi femminucce lo sentite, fatelo. Potete regalarlo anche voi, un fiore, un cioccolatino fondente. Così, gratuitamente. E lo dico io che sono una principessina in questo genere di cose, parecchio "conservatrice"...Non mi metterei mai a corteggiare uno, per dire. Però per esprimere affetto non dovrebbero esistere schemi. L'amore è una cosa reciproca!

Speranza

Ho sentito di una coppia che sta insieme da 70 anni, fidanzatasi al tempo della guerra. Fidanzarsi durante la guerra, forse ancor più di quei 70 anni, è la dimostrazione che l'amore è più forte di ogni morte.

Fermarsi all'improvviso

Capitano momenti in cui la vita ci ferma. Nonostante tutto quello che abbiamo da fare, lei dice: "No, adesso vai in panchina", come il più incomprensibile dei coach. Nonostante tu abbia bisogno, estremo bisogno, di non fermarti, perché devi potare un sacco di rami secchi dal tuo giardino. E ti ferma nel più tragicomico e surreale dei modi, nel momento in cui hai realizzato qualcosa per cui hai lavorato a lungo, e sembra che tutto quel lavoro, tutto quell'impegno, ti abbia dovuto condurre proprio e solo lì. Allo stop. Senza se e senza ma. Altro che Dioincidenze...
Poi succede anche che dopo tanto aver pregato e cercato luce ti risolvi a contraddire se non l'unica, una delle poche cose che costituiscono i grandi e fermi "non lo farò mai" della tua vita. E anche qui, senza una motivazione apparente. Spogliarsi totalmente e senza un perché. Anche questo è Amore. Anche questo è Coraggio. Amore e Coraggio che non vede nessuno, nemmeno tu. Forse solo Lui.
Sono momenti in cui la pioggia sarebbe lo sfondo ideale. Il suo ticchettio, la giusta colonna sonora. E invece splende il Sole. Splende, anche se è notte. Silenzioso e maestoso.
Mentre sei improvvisamente fermo, e comprendi nel tuo piccolo dolore quello grande di chi deve passare l'esistenza terrena tutta a non muoversi, e come non tutto sia realmente collegato come causa ed effetto, perché nella vita accade l'imponderabile, generalmente succede che si è portati a fare bilanci, ad avere prese di coscienza importanti.
Oppure di trovarsi in una sala d'attesa dilatata come in un gioco di specchi che si fronteggiano, all'infinito. E vorresti fermarti, sì, ma nel bosco, vorresti vedere le stelle, come ogni sera prima di andare a dormire, quelle piccole, grandi consolazioni lucenti appese al cielo.
Chissà, forse è solo una Quaresima iniziata un po' in anticipo.
Poi arriverà la primavera. Arriverà la Pasqua, arriverà maggio e sarà ancora tutto pieno di calore e profumi. Si svuoteranno forse quelle tasche piene di perché senza risposta, o forse no. Non avrà importanza, o magari sì.

Onestà

- Che tu sia così radicale me lo ricordavo...
- Non sono radicale, sono onesta. E nell'onestà non ci sono mezze misure!
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O sei violento o sei umano

Per una serie di sfortunati eventi anche una paziente come me ha delle giornate di estremo scazzo. Oggi è una di quelle al 70%. Che ha raggiunto il 100% quando ho visto al tg2 come fanno il fois gras...hanno fatto vedere un bruto che ha preso una papera e le ha infilato un imbuto nel becco. Ma dico...ma anche se uno proprio non ci arriva a capire che le creature, tutte quante, soffrono, occorre essere animalisti per capire che il punto è che finché esistono uomini che commettono atti di barbarie come questo o come macellare o come violentare, non conta su chi lo fai, uomo, animale o pianta, è sintomo di una società parecchio arretrata e balorda? Stica...voli a chi dice che i vegani devono rispettare chi non la pensa come loro. Siete voi che dovete opporvi a male e violenza in qualsiasi forma avvengano! Non è questione di vegani...è questione di umani!!! U M A N I !!!! Personalmente non "sono" "vegana", sono solo una persona che segue una dieta vegana per motivi etici per la mia specie e per tutte le specie. Che stupidaggine aver trovato l'ennesimo modo per dividersi in fazioni...stavolta vegani vs onnivori...invece dovremmo essere tutti compatti...uomini a favore di uomini, di animali, del creato! Uomini vs violenza! Sennò cavolo tenetevela questa società piena di schifo con tanti buonismi vomitevoli! Mi dissocio. Per l'ennesima volta. Mi dissocio.

La sconcertante banalità

Le notizie di questi ultimi giorni mi stanno lasciando profondamente perplessa. Siamo tutti con le vittime, ma probabilmente vittime anche (non voglio dire di sé stesse sennò si alza un polverone) di un (mal) modo di vivere ormai talmente diffuso da risultare normale. 
E invece di normale non c'è niente.
Non è normale morire a 35 anni perché si viene uccise da uno sconosciuto con cui si è "passata" la notte. Ma a monte, non è normale passare la notte con uno sconosciuto.
Non è normale morire di aborto a 19 anni. Ma a monte, non è normale abortire perché si prende una medicina dermatologica (anche se avrei messo il punto dopo abortire, per quanto mi riguarda).
Non è normale che uno contagi un sacco di gente sapendo di avere l'HIV. Ma a monte, non è normale che si possa andare con una persona di cui a stento si sa il nome!
Grazie a Dio sono abbastanza incosciente da non preoccuparmi di sentirmi esclusa dalla normalità sociale, soprattutto quando quella "normalità" non rispecchia affatto quel che ritengo normale io. 
La gente grida allo scandalo sul bigottismo della Chiesa sulla questione prematrimoniale. A parte che non è una cosa della Chiesa cattolica, ma anche di altre religioni. C'è chi dice che è questione di maschilismo, di possesso e sottomissione della donna che non può essere libera ecc.
Non so, io lo chiamo buonsenso. Non ne faccio una questione morale (per quanto mi riguarda questa parola conserva un senso importante ma capisco che possa non essere terreno di dialogo comune) e nemmeno di religione, ma di banale necessità di tornare ad avere rispetto del proprio e altrui corpo, della vita, della dignità e della preziosità di ciascuno. 
Evidentemente c'è proprio un'urgenza di tornare a capire che c'è un tempo per ogni cosa, e un tipo di relazione per ogni cosa. E' stato tutto così banalizzato, persino le cose più belle e, di contro, persino il male; è stata così banalizzata la vita, che la si può perdere in maniera assolutamente sconcertante. 
Una volta esisteva il concetto che per arrivare ad avere una relazione intima con qualcuno ci si doveva sposare. Poi lo sappiamo, le brutture avvenivano comunque, gli aborti clandestini c'erano comunque...ma c'era un dissenso sociale intorno a certe cose. Oggi non solo avvengono, ma avvengono alla luce del sole e mi domando come possa essere meglio. E' stato solo un dire: "Ok, queste cose esistono, invece di sradicarle, invece di educare le persone e soprattutto i più giovani ad avere un senso della vita che sappia di verità, giustizia e bellezza, legalizziamo tutto, permettiamo tutto, rendiamo tutto assolutamente lecito e normale". Questo, è stato fatto, altro che libertà.
Relazionarsi con le persone secondo la giustizia che il legame che abbiamo con esse ci impone, non è una formalità o uno stile di vita retrò o bacchettone. Una persona la si deve conoscere, nella sua completezza, nella sua profondità, nelle sue contraddizioni, per sceglierla consapevolmente e farsi consapevolmente dono reciproco. Non si può essere tanto superficiali prima per poi piangere dopo. 
Continuo e continuerò sempre a pensare, qualsiasi svolta possa mai prendere la mia esistenza, qualsiasi persona mai io possa diventare, che quel messaggio di purezza che sempre il Vangelo ci propone non è un bigottismo fine a sé stesso, ma un messaggio di gioia e vera pace. Imparare a crescere nella purezza di cuore, di vita, di intenzioni, è liberante, molto più di tutte queste chimere che soggiogano alla schiavitù di una morte che purtroppo, in alcuni casi, non è nemmeno solo figurata o spirituale, ma tremendamente concreta.

Giacarta, Beirut o Parigi?

Oggi non siamo tutti indonesiani?
Non è una provocazione.
Voglio solo ricordare che quanti hanno gridato allo scandalo perché non si parlava dei libanesi nei giorni di Parigi, oggi quasi non degnano di nota la notizia di questi morti. E sì che i morti poi diciamo che non hanno bandiera.
E' così. Siamo umani, accettiamolo. L'aver messo una bandiera francese sulla propria pagina non ha sminuito la gravità e l'importanza di quanto avvenuto in Libano il 12 novembre, ma è psicologicamente ovvio che Parigi abbia scosso maggiormente di Beirut. Il paradosso è che non ci tocca Giacarta, che invece ha una certa storia di democrazia alle spalle. E sapete perché? Perché è lontana, perché non è a casa nostra!
Basta quindi col fare ideologie...Quel che è vicino ci tocca di più, qualsiasi cosa ci tocca in maniera direttamente proporzionale alla distanza. Le notizie viaggiano così, a dimostrazione che i libanesi non valevano meno dei parigini.
O forse a dimostrazione che non è questione di essere libanesi o indonesiani, ma che noi abbiamo una prospettiva occidentalocentrica e in base a questa filtriamo le notizie.
In ogni caso, mi aspettavo che le tante voci fuori dal coro di allora oggi facessero lo stesso con le persone morte nel centro di Giacarta perché i terroristi volevano imitare Parigi.
Non è allora che la colpa di questi due pesi e due misure sia nel dover a tutti i costi ideologizzare ogni cosa?
E magari se ci liberassimo delle ideologie, anche di quelle nascoste, quelle che ci fanno sentire o apparire fighi e impegnati, resterebbe molta più verità, e molta più fratellanza nei rapporti umani...visto che sono proprio le ideologie che stanno mandando a pezzi il mondo.
Non serve fare gli impegnati su FB se poi non ci si impegna concretamente nell'abbattere questi mostri e, anzi, magari inconsapevolmente li si alimenta.
Non abbiamo bisogno di ideologie, ma di idee.