Il carnevale dei morti



Passato Halloween da una settimana, ne voglio parlare. In realtà sono tante le cose di cui avrei voluto parlare ma, ahimè, il tempo è tiranno più di Pisistrato. Dicevo, Halloween. Sinceramente è una cosa che non capisco. La solita americanata d'importazione di cui non si capisce nemmeno il senso. Da un paio di anni i bambini vengono a bussare alla porta e io, che sono notoriamente cattivissima (!), non apro. In realtà sbaglio. Dovrei aprire e attaccare un pippone spiegando loro le mie spiegazioni. Il che da un lato li farebbe scappare, dall'altro è un po' una cosa temibile, con 'sta storia del "dolcetto o scherzetto". Cioè, i bambini di adesso se fanno uno scherzo ci van giù pesante, con tutto quel che si sente in giro! Luoghi comuni a parte, anzi, a proposito di luoghi comuni, vorrei capire perché anche da noi questa data è diventata un luogo comune. Nella mia città è usanza che i bambini ricevano, il giorno dei morti, una calza coi dolci, quelle che altrove si regalano alla Befana (o Epifania che dir si voglia). E già dunque da qui non vedo il senso di bussare a tutte le porte per ricevere dolci, visto che già ne ricevono in quantità. Magari in altre città è una novità carina, da noi è solo un'alternativa che magari farà risparmiare un po' di soldi e forse tempo ai genitori. Ma poi non capisco la carnevalata. Sentivo mamme, nei giorni precedenti, che dicevano ai bimbi di andare a comprare il costume per Halloween. Dico, nemmeno sanno il significato della parola "Halloween", che in italiano suona come "vigilia di tutti i santi". Dunque nè più nè meno di quello che usiamo fare qui da secoli: festeggiare i santi. Mi atterrò alla sola tradizione cristiana, senza incagliarmi nelle solite discussioni antropologicoculturalstoriciste dell'origine pagana di ogni festa eccetera. Quindi mi domando: ma lo sanno, queste mamme, che cosa stanno celebrando? o è solo un carnevale fuori stagione? Non capisco il senso di importare una festa quando già c'è una festa senza nemmeno capire il significato, nè di quella autoctona, nè di quella di importazione. Non va meglio in ambito cristiano dove, per reazione uguale e contraria, si è cominciato a mascherare i bambini da santi. Un carnevale cristiano, ma sempre un carnevale, e a mio avviso pure un po' triste e inutile, perché invece di presentare 'sti santi come persone che hanno realizzato un ideale di vita, condivisibile o meno, ma indubbiamente difficile (provate un po' a vivere da santi!), li si presenta come i personaggi di una parata in maschera. Mah. Poi c'è chi prega e veglia per controbilanciare i riti oscuri che verrebbero celebrati in questa notte, e qui a ognuno le sue credenze. Poi, finito Halloween e le sue festicciole, che cosa resta? Un tempo si usava commemorare i defunti. ora è solo un carnevale, o rischia di diventarlo. Anzi, per di più si sovrappongono i due momenti, perché Halloween è anche una sorta di carnascialesca notte dei morti viventi. Il senso di questa festa, senso cristiano ma, perché no, anche pagano, intendendo quel legame tra l'uomo e la natura tanto forte nelle culture pagane, quell'idea che il tempo è un ciclo che si apre e si chiude per poi riaprirsi e così la vita e la morte che si susseguono incessanti, è che i vivi si ricongiungono ai morti, di cui non perisce la memoria, ma resta vivo non solo il ricordo, ma anche lo spirito. Non è una serata di festa per giocare e mangiare dolcetti e fare scherzetti o altro. E' un momento forte, importante, un momento di riflessione sulla vita, sul suo senso, e anche sul senso della morte, che più di ogni altra cosa ci permette di comprendere quanto sia importante usare bene il tempo di questa vita, il non sprecarlo. Per i cristiani che, pare, si sono indebitamente appropriati di questa festa, è anche il tempo per ricordare quelle persone che si sono distinte per particolari virtù il che, a mio avviso, non è un male, checché ne dicano i detrattori di questa religione. E' un tempo per riflettere su come siamo sempre tutti legati, vivi, defunti, in un unico Spirito, che qualcuno chiama Dio e qualcun altro ricordo e memoria. E novembre, che ha un nome e un sapore così dolce, quello della dolce malinconia e non del lutto e del pianto, novembre, che porta con sè la dolcezza della pioggia e del primo freddo che prelude all'inverno in cui il buio non riesce ad avere l'ultima parola perché, si sa, dopo il solstizio la luce torna a vincere, novembre, con la tenera mestizia delle foglie che cadono, è tempo di raccoglimento, quel raccoglimento che poi si trasformerà in raccolta, e non di mascherate senza quid. Lo dice una persona per cui non sarebbe scandalo mascherarsi tutto l'anno, se a qualcuno va. Non c'è niente di male a dar spazio al proprio lato più giocoso, che importa se sia carnevale o meno? Ma ridiamo a quei due giorni il valore che meritano. La morte nella nostra società è così esorcizzata. Relegata negli ospedali e al dolore personale. Ridotta a momento di pianto che però deve durare il meno possibile perché la vita (giustamente) va avanti, e ci sono lo svago e le ferie. Svuotata del suo senso profondo, di apertura a nuova vita, alla Vita vera. Adesso, perché sostituirla addirittura con un carnevale? E perché dimenticare che questo è anche tempo di riflessione sulle grandi figure che ci hanno preceduto o che sono fra noi, che li chiamiamo santi, eroi, o semplicemente amici? Perché ridurre sempre tutto a un carnevale, a una festa, a un gioco? Giocare è bellissimo, ma è sempre opportuno? Dove sarebbe la differenza, se fosse ogni giorno il nostro compleanno, o ogni giorno domenica, o ogni giorno Natale? Persino Dio di è riservato un giorno solo, la domenica per i cristiani, il sabato per gli ebrei, il venerdì per i musulmani. Invece l'uomo si riserva ogni momento possibile o meglio, si illude di riservarsi, perché se uno non riflette mai su sè stesso, su quello che è, sul senso del suo destino, allora non sa nemmeno chi è, e se non sa chi è, è come se fosse già morto. Il giorno dei santi e quello dei morti non sono una festa e una commemorazione triste, anzi, dovrebbero ispirare grande gioia. Non serve sostituirle con maschere. Non serve esorcizzare, non serve dimenticare. E soprattutto, non serve copiare e trasformare ogni cosa in senso commerciale. Il Natale, San Valentino, Halloween...tutto un pretesto per far spendere soldi alla gente. Magari dei santi e dei morti non ve ne importa niente...ma almeno, imparate a pensare con la vostra testa. Così non avrete più bisogno di maschere e mascherate.

Uomini e donne

Allora si parla tanto di violenza di genere di questi tempi.
Io parlo da donna, giovane donna, che probabilmente non conosce le atrocità delle violenze subite da tante altre donne.
Però penso che questa divisione fra uomini e donne non aiuti nessuno, men che meno riuscirà a fermare questa (vera o presunta) spirale di violenza. Sì, perchè se invece che al dialogo si istiga all'odio e all'opposizione e alla divisione, non se ne esce più. Le donne avranno sempre più paura degli uomini, gli uomini delle donne. E l'incomunicabilità porta violenza.
Penso che alla base di ogni forma di violenza ci sia una mancanza di comunicazione come pure di riflessione. Allora è importante comunicare, è importante conoscersi, forse perchè uomini e donne sono come due culture diverse, lontane, ma che non per questo non possono incontrarsi. Ogni volta che i popoli hanno dialogato ne sono nati scambi, traffici, alleanze, ricchezza; ogni volta che non lo hanno fatto, sono accadute guerre, rappresaglie, violenze. Pensiamo all'ex Jugoslavia: si viveva tutti in armonia, poi è nata la cultura del diverso (riassumo mooolto in breve) ed è successo quello che è successo. Pensiamo al continente Africano o all'area mediorientale, dove sono stati disegnati confini di cui non c'era bisogno e in cui intere nazioni sono state costrette a vivere senza potersi capire: il risultato è una polveriera sempre pronta ad esplodere.
Non accade diversamente in quello che è il gap comunicativo tra uomini e donne che oggi, invece di colmare, si sta allargando sempre più. Non ci sarà meno violenza se non ci si capisce, se ci si odia, se si ha paura dell'altro perché diverso, perché il suo universo è distante dal nostro.
Siamo alle prese con l'ideologia gender e questo è un altro dei suoi malefici risvolti, perchè si vogliono abbattere diversità che esistono, sono biologiche, psicologiche, culturali, e devono esserci! Se non abbiamo un altro, non abbiamo nemmeno l'identità di noi stessi. E questo vale come persone, come genere, come popoli. Abbiamo bisogno dell'altro, non per guardarlo come un nemico, ma per delimitare anche il nostro io. Non è certo appiattendo, abolendo le differenze, che si evita di guardare l'altro come un nemico, anzi: si ha paura dell'ignoto, si cerca di combatterlo, come contro un nemico invisibile. E se il nemico è invisibile, va a finire che nemici lo diventano tutti.
Invece sarebbe bello educare tutti, bambini, giovani, adulti e anziani, a riscoprire la ricchezza della diversità, ad aver fiducia della diversità, perché senza diversità non si evolverebbero nemmeno le specie, senza diversità saremmo tutti condannati a morire di tare ereditarie. E' la diversità che ci salva.
E dobbiamo imparare ad essere un'armonia in questa diversità, che non sia una diversità cacofonica e discordante, ma un insieme compiuto, un'opera d'arte, un quadro in cui ogni colore, diverso dall'altro, ne crea l'immagine, le luci, le ombre.
Abbiamo bisogno di scardinare la cultura della violenza a tutti i livelli, non di costruire barriere di genere che rischiano solo di creare altri cortocircuiti comunicativi e dunque altra violenza.
Abbiamo bisogno di conoscenza e rispetto, di quella conoscenza unica fonte del rispetto, e non di barriere divisorie che relegano l'altro in qualche posto sempre più lontano, sempre più lontano...
Dobbiamo imparare ad amare, dobbiamo imparare che l'amore è colmare vuoti e lasciarsi colmare i propri. Non abbiamo bisogno di altre barriere.
Non abbiamo bisogno di altra violenza.

Marius r.i.p.

Ho appena appreso la storia di Marius, giraffa uccisa in Danimarca per non riprodursi nello zoo. Perchè il suo patrimonio genetico era già rappresentato a sufficienza.
Uccisa con un colpo alla testa e poi sezionata innanzi ai visitatori e infine data in pasto ai leoni.
Ho pianto. Lacrime fredde di rabbia. Non posso crederci. Non c'è logica, non c'è senso.
Uccidere, perchè?? Per calcolo economico, per calcolo evoluzionista?? Perché questa fredda razionalità positivista ha inquinato tutto il mondo, tutti gli animi, perchè???
Nel mondo c'è tanta sofferenza. Anche e soprattutto di uomini. Ma mi ha fatto piangere l'insensatezza della cosa. Perché si può trovare una spiegazione e una rassegnazione a tutto: alle malattie, alla fame, alla sofferenza...Ma al mettere fine a una vita SENZA MOTIVO no, non si può trovare alcuna spiegazione o rassegnazione...
Cosa avrà vissuto Marius nelle sue ultime ore, mentre si decideva della sua sorte? Ignaro, era lì, viveva la sua semplice vita di giraffa in uno zoo, magari godeva del sole, del cibo che le portavano, persino della presenza dei visitatori forse. E invece qualcuno si arrogava nel frattempo il diritto di togliergli la vita solo perchè ci sono delle normative europee. Basta, basta!!!! Perché la legge è diventata padrona dell'uomo, perché lo Stato dirige le vite, perchè l'uomo vi è asservito invece di servirsene???
Basta!
Perché continuiamo a obbedire a leggi che non sono nulla, sono solo concetti, non sono persone, non sono nulla??? Perché, perché?????
E come si fa a pensare che c'è speranza, che c'è un Dio che ci guarda, come si può vivere felici o almeno sereni, con quale ignoranza voluta bisogna vivere per non accorgersi di tutto questo?? Come si può sentire la mano di Dio su questo mondo insensato???
Io credo in Dio, ci credo, ci credo anche ora, ma vorrei sapere perché l'uomo non lo ascolta, perché si è abbrutito fino a tal punto, da venerare leggi insulse e che sono insulti alla dignità dell'esistere come se fossero Dio! A loro che non credono in nulla e poi credono in questi calcoli economici, in questa selezione fatta per mano della natura o dell'uomo...
Ho tanta rabbia perché persino per loro c'è un Amore così grande che ancora dà tempo, ancora crede che possano cambiare...
E tu, Marius, cosa avrai pensato quando hai visto l'uomo avvicinarsi con la sua pistola, avrai avuto il tempo di pensare?? Forse ti sarai fidato, come facevi sempre...
E noi dove eravamo mentre si consumavano questa e mille altre crudeltà?
Dove siamo mentre la gente si uccide perché non può pagare le tasse??? Mettere le tasse sopra la vita!!! Che follia è mai questa, a che punto siamo arrivati???
Dov'eravamo mentre un'anziana viene arrestata perché ha rubato sette euro di cibo per sfamarsi???
Dove siamo mentre tanti bambini vengono abortiti così come è stato ucciso Marius, senza preavviso, fidandosi??
Come, come possiamo continuare a dire "è così che va il mondo"?? Come possiamo pensare solo alla nostra sistemazione, nemmeno felicità, sistemazione...
Il dolore mi soverchia...
per tutti gli indifesi, gli innocenti...