La sconcertante banalità

Le notizie di questi ultimi giorni mi stanno lasciando profondamente perplessa. Siamo tutti con le vittime, ma probabilmente vittime anche (non voglio dire di sé stesse sennò si alza un polverone) di un (mal) modo di vivere ormai talmente diffuso da risultare normale. 
E invece di normale non c'è niente.
Non è normale morire a 35 anni perché si viene uccise da uno sconosciuto con cui si è "passata" la notte. Ma a monte, non è normale passare la notte con uno sconosciuto.
Non è normale morire di aborto a 19 anni. Ma a monte, non è normale abortire perché si prende una medicina dermatologica (anche se avrei messo il punto dopo abortire, per quanto mi riguarda).
Non è normale che uno contagi un sacco di gente sapendo di avere l'HIV. Ma a monte, non è normale che si possa andare con una persona di cui a stento si sa il nome!
Grazie a Dio sono abbastanza incosciente da non preoccuparmi di sentirmi esclusa dalla normalità sociale, soprattutto quando quella "normalità" non rispecchia affatto quel che ritengo normale io. 
La gente grida allo scandalo sul bigottismo della Chiesa sulla questione prematrimoniale. A parte che non è una cosa della Chiesa cattolica, ma anche di altre religioni. C'è chi dice che è questione di maschilismo, di possesso e sottomissione della donna che non può essere libera ecc.
Non so, io lo chiamo buonsenso. Non ne faccio una questione morale (per quanto mi riguarda questa parola conserva un senso importante ma capisco che possa non essere terreno di dialogo comune) e nemmeno di religione, ma di banale necessità di tornare ad avere rispetto del proprio e altrui corpo, della vita, della dignità e della preziosità di ciascuno. 
Evidentemente c'è proprio un'urgenza di tornare a capire che c'è un tempo per ogni cosa, e un tipo di relazione per ogni cosa. E' stato tutto così banalizzato, persino le cose più belle e, di contro, persino il male; è stata così banalizzata la vita, che la si può perdere in maniera assolutamente sconcertante. 
Una volta esisteva il concetto che per arrivare ad avere una relazione intima con qualcuno ci si doveva sposare. Poi lo sappiamo, le brutture avvenivano comunque, gli aborti clandestini c'erano comunque...ma c'era un dissenso sociale intorno a certe cose. Oggi non solo avvengono, ma avvengono alla luce del sole e mi domando come possa essere meglio. E' stato solo un dire: "Ok, queste cose esistono, invece di sradicarle, invece di educare le persone e soprattutto i più giovani ad avere un senso della vita che sappia di verità, giustizia e bellezza, legalizziamo tutto, permettiamo tutto, rendiamo tutto assolutamente lecito e normale". Questo, è stato fatto, altro che libertà.
Relazionarsi con le persone secondo la giustizia che il legame che abbiamo con esse ci impone, non è una formalità o uno stile di vita retrò o bacchettone. Una persona la si deve conoscere, nella sua completezza, nella sua profondità, nelle sue contraddizioni, per sceglierla consapevolmente e farsi consapevolmente dono reciproco. Non si può essere tanto superficiali prima per poi piangere dopo. 
Continuo e continuerò sempre a pensare, qualsiasi svolta possa mai prendere la mia esistenza, qualsiasi persona mai io possa diventare, che quel messaggio di purezza che sempre il Vangelo ci propone non è un bigottismo fine a sé stesso, ma un messaggio di gioia e vera pace. Imparare a crescere nella purezza di cuore, di vita, di intenzioni, è liberante, molto più di tutte queste chimere che soggiogano alla schiavitù di una morte che purtroppo, in alcuni casi, non è nemmeno solo figurata o spirituale, ma tremendamente concreta.

Giacarta, Beirut o Parigi?

Oggi non siamo tutti indonesiani?
Non è una provocazione.
Voglio solo ricordare che quanti hanno gridato allo scandalo perché non si parlava dei libanesi nei giorni di Parigi, oggi quasi non degnano di nota la notizia di questi morti. E sì che i morti poi diciamo che non hanno bandiera.
E' così. Siamo umani, accettiamolo. L'aver messo una bandiera francese sulla propria pagina non ha sminuito la gravità e l'importanza di quanto avvenuto in Libano il 12 novembre, ma è psicologicamente ovvio che Parigi abbia scosso maggiormente di Beirut. Il paradosso è che non ci tocca Giacarta, che invece ha una certa storia di democrazia alle spalle. E sapete perché? Perché è lontana, perché non è a casa nostra!
Basta quindi col fare ideologie...Quel che è vicino ci tocca di più, qualsiasi cosa ci tocca in maniera direttamente proporzionale alla distanza. Le notizie viaggiano così, a dimostrazione che i libanesi non valevano meno dei parigini.
O forse a dimostrazione che non è questione di essere libanesi o indonesiani, ma che noi abbiamo una prospettiva occidentalocentrica e in base a questa filtriamo le notizie.
In ogni caso, mi aspettavo che le tante voci fuori dal coro di allora oggi facessero lo stesso con le persone morte nel centro di Giacarta perché i terroristi volevano imitare Parigi.
Non è allora che la colpa di questi due pesi e due misure sia nel dover a tutti i costi ideologizzare ogni cosa?
E magari se ci liberassimo delle ideologie, anche di quelle nascoste, quelle che ci fanno sentire o apparire fighi e impegnati, resterebbe molta più verità, e molta più fratellanza nei rapporti umani...visto che sono proprio le ideologie che stanno mandando a pezzi il mondo.
Non serve fare gli impegnati su FB se poi non ci si impegna concretamente nell'abbattere questi mostri e, anzi, magari inconsapevolmente li si alimenta.
Non abbiamo bisogno di ideologie, ma di idee.