Dis...ordine dei giornalisti

Mi sto seriamente incavolando con l'Ordine dei Giornalisti e questa faccenda della formazione continua che mi sembra, così congegnata, l'ennesimo business mangiasoldi. Già paghiamo 100 euro di tassa annuale, poi dobbiamo seguire corsi di formazione A PAGAMENTO per modiche cifre di qualche centinaio di euro in cui non sono compresi costi di trasporti, di pernottamenti, tempo che si sottrae al lavoro (va bene i professionisti che magari vengono scusati dal capo se si assentano per i corsi, ma i freelance come me? Io non ho problemi perché sono indipendente in generale nel mio lavoro, ma quanti pubblicisti magari hanno un lavoro dipendente e da cui non possono assentarsi?). Io non l'ho avuto nemmeno il tempo di andare ai corsi quest'anno. Fra l'altro quelli gratuiti diventano subito pieni, e poi bisogna vedere se ci si trova con la data, se ci si può spostare ecc.
Tutto per cosa?
Magari rivedere l'Ordine (che non abolirei) per farlo diventare un organismo di SERIO controllo deontologico invece di accettare gente che si è fatta scrivere articoli da altri e poi mette la sua firma, vigilare che paghe e contribuiti vengano DAVVERO corrisposti, mettere un esame di ingresso anche per i pubblicisti (forse in qualche regione avviene), insomma riportare il giornalismo a ricoprire un ruolo di VERA UTILITA'? Il diritto di opinione è di chiunque, chiunque può scrivere. Il diritto ATTIVO all'informazione richiede una PROFESSIONALITA' in cui non ci si improvvisa, che è fatta di etica, di conoscenza della materia, di approfondimento, di profondità intellettuale. Tutti possono scrivere e informare, è giusto ed democratico e guai se venisse tolto questo diritto a chicchessia. I corsi di aggiornamento ci stanno, ma devono essere gratuiti e programmati dall'Ordine, diamine. Anche perché non è nemmeno giusto che un ragazzo che magari viene sfruttato nelle redazioni e già fa fatica a "camparsi", poi debba venire penalizzato perché non può pagarsi tutta 'sta tarantella dei corsi (che, ripeto, implicano anche altri tipi di costi indiretti).
Io sono anche un po' disinformata perché mi ha lasciato così perplessa la cosa che me ne sono anche disinteressata (a mio discapito e magari dico anche baggianate)...Ma vogliamo poi parlare di quando ti arriva la letterina a casa con valore retroattivo salvo che tu non sia un barone che scrive da almeno 10 anni, conoscendo la situazione in cui versa un buon 70% dei giornalisti, in cui rientra sì chi lo fa senza arte né parte, ma anche una buona fetta di poveri cristi che stanno imparando il mestiere magari con passione e dignità, dignità purtroppo non riconosciuta da tutti gli editori che NON pagano, NON versano contributi, se ti va bene ti mollano la cinquanta euro sottobanco? Tutte cose attraverso le quali siamo passati tutti, almeno noi della nuova generazione. Fra due mesi avrò i miei bei 10 anni di attività (a cui vanno aggiunti i due di pratica), quindi la cosa nemmeno mi toccherebbe più di tanto. Ma non è giusto! Non è così che si "ripulisce" l'Ordine.
Poi certo, tante difficoltà si sta cercando di superarle, innalzando ad esempio il tetto di crediti online a 30 su 60. Molta confusione viene dal fatto che ora la cosa va rodata. Forse prima c'erano pochi corsi ad accesso libero, ora ce ne sono di più, in futuro ancora di più. Dulcis in fundo: l'OdG fa presente che "la legge148/2011 obbliga TUTTI gli iscritti agli Ordini professionali a seguire corsi di formazione. L´Ordine dei giornalisti ha in molte occasioni fatto presente che le norme vigenti non tengono in alcun modo conto delle peculiaritá della nostra professione ed ha chiesto modifiche sostanziali (l´ultima volta il 29 dicembre nel corso della conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio). Il D.P.R. attuativo (137/2012) prevede che i corsi di formazione possano essere organizzati anche da soggetti terzi.
L´Ordine, in base alle norme, deve solo accertare che l´ente che si propone abbia tre anni di esperienza nel settore. Non puó fare altro. Gli enti autorizzati sono legittimati a proporre corsi di formazione, anche a pagamento. Se la materia é di interesse professionale, l´Odg non puó - se non violando la legge - opporsi a che vengano organizzati".
Ora, io non so davvero se prendermela con l'Ordine perché non riesce a imporsi (stiamo parlando di giornalisti, i famosi gatekeeper, con un grosso potere - anche politico - nelle mani) o con la miopia di chi governa e legifera (con quest'ultima sicuramente).
La stampa italiana versa in condizioni quanto meno discutibili, e giustamente si pensa di risolvere i sintomi e non la malattia.

Molto rumore per nulla

La cosa buffa di tutta questa discussione della carne è che si dice tutto senza dir niente.
Per quanto mi riguarda mi sono sentita come se fosse caduto un meteorite ed avesse abbattuto tre quarti della popolazione terrestre. Bum! Millenni di certezze fatte improvvisamente vacillare. Non me lo aspettavo, sono sincera.
Non sono una grande sostenitrice dell'Oms, ma se una simile affermazione viene da una simile istituzione, evidentemente i costi sociali da sostenere per le cure sono diventati veramente alti.
Ora, che la carne faccia venire il tumore, brutta cosa ma, di fatto, dobbiamo morire tutti, in un modo o nell'altro. Fa venire il tumore anche l'inquinamento, anche parlare al cellulare. A me da vegana sta benissimo che si faccia capire alle persone che la carne fa male. Ma a tanta gente non importa farsi del male, altrimenti non fumerebbero, o non si abbufferebbero, che so, di dolci.
Si parla di non voler ammalarsi e non morire, di stare bene...senza pensare che è la stessa cosa che vorrebbero quelle creature che vengono quotidianamente ammazzate per essere mangiate. Quindi non capisco appunto questa cosa: ma vi preoccupate e discutete tanto sul non farvi venire il tumore (ammesso e non concesso) perché volete vivere...non pensate che lo vorrebbero anche le vostre vittime?
Seconda cosa. La perdita paventata di 186mila posti di lavoro, o quanti sono. Non è così. La parola chiave si chiama "conversione". Basta convertire l'economia: hai voglia posti di lavoro, forse aumenterebbero persino. Come negli anni '50: passeremmo da un'economia di guerra (cos'altro è, sennò, questa economia di sfruttamento e sangue?) a un'economia di pace. La pace con il creato e ogni vivente.

Rai ahi ahi ahi

Il canone Rai finché c'è la pubblicità è una tassa insulsa in quanto stiamo parlando di una rete del servizio pubblico, una rete di Stato (aka indottrinamento delle masse), e o dovrebbe essere abolita o, per aver ragione di esistere, dovrebbe proporre programmi di alta qualità per svolgere un servizio pubblico degno di tal nome. La proposta di criptare le trasmissioni è incostituzionale così come quella di metterlo in bolletta. Siamo veramente al feudalesimo. Ci mancano solo le corvée.
Mi sorge tuttavia un legittimo dubbio: non è che la Rai non svolga il servizio pubblico, anzi, lo svolge egregiamente, perché a chi sta seduto su certe poltrone fa molto, molto comodo avere una società educata al ribasso. Che sia voluto (complottismo?) o che sia avvenuto per caso, questo non sta a me dirlo. Però gli effetti sono questi.
Peraltro il servizio pubblico aveva avuto la grande opportunità di essere rivalutato con la questione UE: chi meglio delle tv di Stato potevano/dovevano riuscire in questo intento?
In ogni caso, cara Rai, decidi: o abolisci il canone o elimini la pubblicità, così magari la gente un motivo per pagare senza sentirsi derubata ce l'ha. Ah, un suggerimento per ridurre le spese e migliorare la qualità: non sarà che spendi un po' troppo per i cachet?