E' solo questione di consapevolezza

L'Europa è rimasta colpita nel suo cuore. A Parigi una bomba ha spezzato (sinora) 12 vite. E tanto basterebbe a rendere gravissimo l'episodio in sé. Ma l'Europa non è stata colpita nel suo cuore perché sono morte per l'ennesima volta le ennesime persone nell'ennesimo attentato terroristico. E' stata colpita nel suo cuore perché è stato colpito il diritto all'informazione e alla satira, al non pensarla come l'altro, a non avere un pensiero unico e omologato. Questo è il cuore dell'Europa che è stato colpito. Qui, nel cuore dell'Occidente, nel cuore anche del Cristianesimo (checché alcuni lo rifiutino) è nata l'opinione pubblica, il libero pensiero, la libertà di espressione e di opinione, la pubblica informazione. Al di là di quanto questa possa risultare manipolata o corrotta o asservita, essa c'è. E noi europei, noi occidentali, lo dimentichiamo troppo spesso. Ci sono luoghi dove non è permesso non solo dire la propria opinione, manifestarla, ma persino ascoltare musica.
Parlo da giornalista. Parlo in onore dei miei colleghi morti per la causa. Non è che i giornalisti siano tutti martiri. Molti di noi scrivono perché si trovano in redazione e lo fanno. Molti di noi rasentano lo sciacallaggio. Molti di noi rischiano la vita. Molti di noi la perdono.
Parlo da europea che non vuole l'unione monetaria ma vuole quella politica (non partitica, che c'è differenza). Parlo da europea che da anni osserva quello che sta accadendo anche perché tra i mille lavori che svolgo ce n'è uno che mi porta particolarmente vicino alla realtà dell'immigrazione e del mondo islamico. Sta accadendo qualcosa di molto grande sotto i nostri occhi. Una colonizzazione culturale dall'interno, cari tutti. Non era e non è (ancora) possibile, per quanti risiedono dall'altra parte del Mediterraneo, invadere i nostri territori con armi ed eserciti, le forze, l'organizzazione, la coesione politica sono impari. Ma farlo dall'interno, con il cavallo di Troia che rappresenta l'immigrazione in cui chiunque arriva può dichiarare le generalità che vuole, sì. Prima o poi il cavallo aprirà la sua pancia, e la sta già aprendo.
Non fraintendetemi. Parlo da cristiana. Il mondo è di tutti e chiunque sia in pericolo va accolto, non si possono lasciare le persone morire nelle guerre, anche noi fuggiremmo dalla violenza, dalla fame, dalla povertà, anche noi faremmo la stessa cosa. Anche noi, ancora oggi, siamo un popolo di emigranti. Certo, non proprio, attualmente, alle stesse condizioni. La soluzione non è non accogliere.
Parlo, da ultimo, da cristiana, da giornalista e da europea. Non è possibile un'Europa, un Occidente, in cui si dimentica volutamente che il Cristianesimo ha gettato le radici della moderna nostra civiltà, insieme al pensiero greco e a quello latino e sì, in parte anche a quello arabo. Mediterraneo, incontro di culture. Ma mettere da parte tutto quello che il Cristianesimo ha significato per la crescita e lo sviluppo del mondo libero (stavolta non virgoletterò questa parola) in cui viviamo significa avere una visione molto miope se non ottusa. Mi riferisco in particolare a chi vuol eliminare i crocifissi e i presepi dalle scuole, le recite scolastiche con Gesù Bambino, a chi rispetta tutte le religioni tranne il Cristianesimo (cattolico), a chi non ne rispetta nessuna, alle Femen, agli ateisti, ai progressisti, a certi compagni, a certi liberisti, a chi con queste e altre mille scuse si sta dimenticando da dove viene e dove va.
Ci state facendo colonizzare culturalmente, antropologicamente, e non è una cosa da poco. Non me la prendo con i fondamentalisti islamici, me la prendo con tutti quelli che hanno aperto le porte ai fondamentalisti islamici, e non è stata l'immigrazione, non è l'assistenza ai migranti, ai richiedenti asilo, ai profughi, o ai terroristi che si spacciano per tali. Non sono tutti così quelli che arrivano qui, ne ho visti in tanti anni di soggetti che giungono facendo il Ramadan e poi lo perdono strada facendo, che pregano rivolti verso La Mecca e non bevono alcolici ma alla fine vogliono soltanto vivere bene e in pace e pregano per te che sei cristiano quando sei a casa con la febbre. Il problema, cari miei, siete voi, siamo noi, con l'atteggiamento buonista dell'accoglienza che si pesta i piedi da sé. Quando un ospite entra in casa altrui, lo fa con rispetto. Non va lì ad aprire tutte le ante e tutti i cassetti di armadi e dispense. Si siede, se ha confidenza, se non ne ha aspetta che gli si offra una sedia. Allora, il mondo è di tutti e nessuno è ospite di questo o quel Paese, ma lo è di questa o quella cultura. Entrare in una cultura è come entrare in una famiglia (e viceversa). Si fa con rispetto, assecondandone le abitudini. Poi dallo scambio può nascere qualcosa di buono, può nascere apertura, ci si può arricchire...Ma voglio vedere quanti di voi che siete aperti a tutto il mondo tranne che alla cultura di cui siete figli, arrivando un ospite a casa, anche se amico di vecchia data, pretendendo quest'ultimo che cambiaste - perché così va a lui - le vostre abitudini e quelle dei vostri figli, obbedirebbero senza colpo ferire. Avete il divano verde e lui dice: "Rosso!" - e voi lo fate rosso. Avete la tovaglia a pois e lui dice: "A righe!" - e voi la mettete a righe. Credo che l'ospite andrebbe fuori di casa dopo due minuti (se gli va bene senza conseguenze fisiche) e l'amicizia finirebbe in tronco.
Ora, la questione mediorientale e araba e islamica è davvero troppo complessa per esaurirla con un seppur lungo papiro quale quello che sto scrivendo. Per dover di cronaca farò anche accenno a tutte le responsabilità occidentali che richiederebbero una trattazione a parte. Basta che non mettiate in mezzo le Crociate. Grave, gravissima macchia sulla veste neppure troppo candida di Santa Romana Chiesa. Ma,a parte che esse furono guerre di difesa e non di aggressione a un Islam che si faceva sempre più..."espansivo", non furono guerre di religione, non erano volte a convertire i musulmani, erano volte a liberare la Terra Santa e il Santo Sepolcro dall'occupazione islamica oltre a vari altri motivi più o meno leciti. Quindi restituiamo alla Storia le sue verità, e battiamoci comunque il petto per lo scempio provocato in Siria, con Israele, in Palestina e ovunque laggiù.
Ripeto, non è questa la sede per parlare in maniera seria e approfondita di questa enorme e intricata matassa. Il punto che voglio affrontare, qui, è un altro. Che non si combatte la battaglia contro l'Islam, quello violento ovviamente, quello che mette bombe e con esse fa esplodere i propri uomini e le proprie donne o addirittura bambini, quello che decapita persone che non c'entrano niente, quello che ormai siamo abituati a conoscere tramite i mass media, con ugual moneta. Chiunque si rechi nei paesi arabi si renderà conto, Emirati a parte, di come si vive lì e di come si vive qui, questo senza negare che quella araba sia stata una civiltà grandissima e sommamente raffinata, e ci ha dato lo 0, rivoluzionando davvero anche le basi della nostra logica e della matematica e dunque di tutto il pensiero razionale, per non parlare di quello filosofico e umanistico. Ma oggi le cose sono diverse. Oggi parliamo (questo esisteva anche allora, solo che non faceva ancora scandalo) di donne sottomesse e velate (e liberissime di farlo, per carità), di condizioni igieniche molto diverse da quelle a cui siamo abituati (soprattutto noi Italiani che gridiamo allo scandalo perché appena fuori dai patri confini non troviamo il bidet), di una limitazione di pensiero che per noi sarebbe semplicemente incostituzionale, eccetera, eccetera. Eppure siamo ancora qui a togliere crocifissi dalle aule e Gesù Bambini dalle recite per non offendere la sensibilità dei bambini islamici.
A tutta questa tipologia di persone, chiederei di rinunciare a parecchi dei privilegi e dei benefici che hanno grazie a quella cultura (la propria) che offende la sensibilità di chi è arrivato qui (che poi i bambini a 'ste cose nemmeno ci badano, quindi per favore smettiamola di nasconderci dietro scuse e nient'altro che scuse). Per esempio? Non so, i contratti di lavoro? Il diritto allo sciopero, a condizioni eque di lavoro? E da dove vengono questi diritti? Dal Cristianesimo. Il nome di Don Bosco, vi dice qualcosa? Nella società latina le donne erano una quasi inutile appendice degli uomini. Esisteva la schiavitù. Quale grande rivoluzione culturale ha fatto sì che entrambi questi soggetti si emancipassero? Non mi dite, quella cristiana! E non so, la Teoria dei due Soli? Dante Alighieri? E il Codex theodosianus?
Non si combatte, lo ripeto, la battaglia contro certi esaltati che in nome della religione compiono stragi ripagandoli con la stessa moneta. La battaglia che si sta svolgendo e sui cui campi davvero in troppi stanno cadendo deve portarci ancor di più alle origini del mondo in cui viviamo e che sì, è vero, per molti versi fa proprio pena, ma quanto meno ci permette ancora di avere un barlume di libertà per quanto manipolata, di rubare senza che ci taglino le mani, di andare dal parrucchiere senza che curarsi i capelli sia un peccato, di essere visitati da un medico di sesso diverso dal nostro, di uscire in minigonna, di sposare chi ci pare e se non ci va bene mandarlo a quel paese (e personalmente non sono proprio una sostenitrice del relativismo). Ma queste cose le ha dette prima e meglio di me una certa Oriana Fallaci. La battaglia si vince anche ricordando un altro aspetto del nostro essere cristiani o del nostro essere occidentali: abbiamo abolito la legge dell'occhio per occhio, dente per dente. Noi non dobbiamo rispondere con odio all'odio. Non dico nemmeno che si debba, retoricamente, rispondere con l'amore. Si arriva a un punto in cui non è possibile, o non è facile, o entrambe le cose. Noi dobbiamo rispondere con la civiltà, con la nostra identità, con il nostro bagaglio di cultura e di leggi e di comportamenti. Quando arriveranno ancora stranieri nelle nostre terre, non accogliamoli con un'annacquata ospitalità né carne né pesce. Accogliamoli forti di chi siamo, di quello che altri hanno costruito prima di noi in tutti questi secoli e di cui siamo eredi. Facciamo a noi e a loro un favore: non diventiamo la terra in cui in tanti ormai si sentono autorizzati a gettare e far germogliare il seme della violenza. Facciamo sì che la Terra sia di tutti, e per tutti, un luogo di pace. Senza scagliarci contro chi professa una religione che ci sembra stia diventando temibile. Siamo Cristiani, noi non temiamo nulla. Se Dio è con noi, chi è contro di noi? Siamo Cristiani, e conosciamo il senso profondo del "porgere l'altra guancia", che è tutt'altro che ingenua sottomissione. Noi non vogliamo far realizzare quella profezia di huntingtoniana memoria dello "scontro di civiltà".
Solo riappropriandoci di chi siamo spegneremo i fuochi di questa guerra e di questi atti di terrore. Non importa se uno crede o si dichiara ateo o crede in chissà quale entità. Non soffermiamoci su un approccio religioso al problema.
Scendiamo più in profondità.
Capiamo che è questione di consapevolezza.

1 commenti:

UNATANTUM ha detto...

Non servirà a nulla...ma Comunque, trovo lecito provarlo per chi lo ritenesse opportuno.

Chissà, magari sarò in errore.

Posta un commento