Credere alla legge e non alla salvezza

Ultimamente mi è capitato di discutere con un conoscente internettiano, estremamente cattolico, della questione Chiesa e animalismo. Sorvolerò sul fatto che diventare cattolici ideologizzati non ha senso, non siamo un partito politico, siamo quelli che dovrebbero essere sale della terra e luce del mondo senza collocarci a destra e/o a sinistra. Sorvolerò che mi sfugge come si possa pensare che Dio non abbia a cuore la sorte dei fratelli animali. Mi stupisce che questa avversione all'animalismo sia dettata da un timore: quello che si possa perdere l'umano e la centralità dell'uomo. Allora, cominciamo dall'inizio: l'umanesimo ha scardinato il cristianesimo medievale e il suo teocentrismo, quindi non è che nell'umanesimo ci sia tanto di cristiano, a voler guardare bene. Quella che a quei tempi ha costituito un cambio di valori oggi non lo si vuole abbandonare. Il che non è affatto un male. Il problema è che si teme il postumanesimo che secondo alcuni può costituire una negazione dell'umano, e si vede nell'animalismo il trionfo della filosofia del postumano. Allora, dico, invece di approcciarsi alla questione come miopi reazionari, si impari dalla Storia, prendendo esempio da uno che al riguardo aveva capito tutto e cioè Gramsci: lasciare la discussione a un'unica parte significa lasciare che se ne appropri; piuttosto la teologia cristiano-cattolica dovrebbe occuparsi di una questione che, al contrario di quanto mi ha detto il virtualconoscente di cui sopra ("ci sono questioni molto più importanti") è importantissima anche per il futuro e la salute del pianeta e del genere umano. Entrare nel discorso, farsene carico, piuttosto che lasciarlo ad altri. Fare di Dio un idolo è un peccato altrettanto che bestemmiarlo. E bestemmiare la Sua creazione riducendola a un contorno di cui l'uomo potrebbe disporre fino ad uccidere non è propriamente cosa da bravi cristianucci. Idolatrare Dio sapendo ogni virgola del Vangelo, piuttosto che EVITARE le derive che questo dibattito può avere, evitarle accogliendo il messaggio di amore e rispetto per ogni forma di vita piuttosto che respingerlo a priori, è a questo punto anche necessario. E io mi batterò per questo. Lasciare l'animalismo a una frangia di persone che darebbe l'habeas corpus all'animale più che all'embrione, secondo me è contrario a ogni etica. Non etica cristiana, etica e basta, l'etica è una. Pacificare umanesimo e animalismo, questo è il punto. La Rivelazione sarà pure compiuta, ma la costruzione di nuovi cieli e nuova terra no; quella tocca a noi e passa anche attraverso questo.

Dilemmi

Mi sono resa conto che ci sono persone che fondano tutta la propria esistenza su un'unica, grande bugia, e tale la rendono. Pensando, però, che sia la verità e che sia ciò che le rende felici. E ti poni la domanda: interagire con queste persone, avallandone le convinzioni, sostenendole nella parte che recitano, diventando anche tu parte della loro magistrale scena teatrale? Oppure farti da parte, col rischio di comportarti in maniera intollerante? Forse occorre solo sperare, nel silenzio, che ritornino a sé stesse.
Pensierino della notte: Ogni persona che incontriamo ci interroga, come il più grande dei misteri.

La dignità della vita

Senza voler giudicare nessuno (bisogna precisare: sembra che ormai avere un'opinione in questa società non sia lecito, che diventa subito un giudizio), sulla questione del "suicidio assistito" o eutanasia si sente spesso dire "meglio morire che dipendere da qualcuno". Purtroppo oggi c'è il mito dell'autosufficienza (detto da una che non vuole mai essere aiutata a far nulla) che fa pensare alla necessità di essere aiutati come a una perdita di dignità. Eppure ogni giorno ci sono tante persone che hanno bisogno di qualcuno per vivere (in senso fisico: in senso interiore credo sia esperienza di quasi tutti), sono tutte senza dignità? Sopra casa mia vive una disabile che viene aiutata da quando è nata, in tutto, e per tutto intendo tutto proprio. E' forse senza dignità? Credo ci sia una più grande dignità nel sapere che invece bisogna farsi aiutare. Dipendere da qualcuno non significa essere menomati nella propria "adultità", nella propria completezza. Per cui tutti quelli che si vorrebbero prontamente far sparire perché sono un peso (anziani, malati, embrioni) che si frappone fra noi e i nostri obiettivi hanno esattamente gli stessi diritti di chiunque. Invece di cercare di diffondere una cultura di morte, media e opinionisti vari dovrebbero sostenere una cultura di vita, in cui la vita è bene primario per sé stessa, e non per le funzionalità che si hanno.

Adeguarsi all'Occidente

Chi è immigrato in Europa, in Italia, e ce l'ha fatta, probabilmente dirà che emigrare serve. Non posso mettere in dubbio che questo faccia la differenza per la singola persona. Né dico che uno debba vivere sotto le bombe o nella povertà (in particolare, dalle bombe devi scappare per forza). Ma a livello globale, si risolve ben poco, anzi, si fa aumentare la povertà di ogni singolo Paese ospitante oltre che di quello d'origine e tante, troppe persone, dopo aver rischiato la vita vedono frantumarsi le loro rosee aspettative. Mi scontro con questa situazione ogni giorno. E so che molti non ce la faranno. So che per molti andare altrove non è stato un affare. So che molti finiranno a dormire sotto i ponti.
Deve cambiare l'approccio al consumo, devono essere redistribuite le risorse, devono terminare le guerre, almeno quelle provocate ad arte.
Anche perché tante persone giungono da questa parte, la parte ricca, ricca ma piena di persone che non vivono con meno di due dollari al giorno ma nemmeno potrebbero per via delle necessità anche sociali alle quali devono adeguarsi, e iniziano a sprecare. Sprecano acqua, sprecano cibo, gas... Non ho mai visto qualcuno sprecare tanto. Non ho mai visto a casa mia arrivare bollette di gas da 1.700 euro per tenere le finestre aperte e stare in casa a maniche corte mentre fuori la temperatura è relativamente mite anche se è dicembre. Non ho mai visto usare tante medicine e non ho mai visto rompere tre frigoriferi e tre lavatrici uno dietro l'altro. Non ho mai visto gente lamentarsi perché si va in gita insieme per poche ore a poca distanza da casa e non ci si porta il panino come ogni persona normale, pretendendo che altri paghino il pranzo al ristorante. Quindi il problema dello spreco non è occidentale, credo sia insito nell'uomo, a qualunque nazionalità appartenga. Ma proprio per questo lo spostamento di popoli non è una soluzione. Quello che serve è un nuovo approccio alla vita fatto di vera solidarietà e vero amore.
E secondo me chi dice che bisogna accogliere e accogliere e accogliere non ha ben inquadrato il problema e non si accorge che sta creando i presupposti per creare il caos per tante generazioni future. Non stiamo aiutando nessuno in questo modo. Quello che dobbiamo fare nell'emergenza va fatto, ma affiancandolo a una seria politica. L'approccio però è sempre quello di curare il sintomo e non l'intero corpo o le cause dello squilibrio... Se non si comincia dall'inizio, non si fermerà mai questa catena, anzi, le si aggiungono sempre nuovi anelli.
Ci mettiamo la coscienza a posto accogliendo queste migliaia di profughi? Non ci rendiamo conto che il problema non inizia e non finisce lì?
Che mondo lasceremo in eredità? Un mondo di vera accoglienza, o un mondo di scontri per accaparrarsi l'ultima risorsa?
Ai posteri l'ardua sentenza.

Comici al volante

Ma quelli che ti superano per mettersi in pole position al semaforo e poi non riescono a vederlo e al verde quindi non partono? ‪#‎comicialvolante‬

Logica

Quindi se fuori avete un cartello con informazioni errate è il cliente tenuto a immaginarlo e a chiamare, non voi a cambiarlo. ‪#‎logica‬

Il Pianeta del tesoro

Diciassette anni per realizzare un sogno che non è stato apprezzato se non dai "pochi" che hanno saputo capirlo. Uno dei film di animazione più belli realizzati... Noi andiamo a vedere "solo un cartone animato", solitamente nelle sale in queste occasioni gli adulti sono genitori che accompagnano i bambini. Invece dietro c'è un lavoro enorme, c'è business, c'è creatività, c'è voglia di sperimentare... 
Questo fa capire come la realizzazione di un progetto non debba mai esserescoraggiata dai tempi che si allungano o da chi non ci crede...
Ieri leggevo di Pollock, delle difficoltà a diventare un artista affermato prima che lo notasse Mondrian. Avere la costanza di credere in sé stessi anche se si è gli unici a farlo è una bella sfida.
Bisogna saper scoprire il proprio Pianeta del tesoro.


http://www.badtaste.it/2016/06/05/pianeta-tesoro-sequel/176341/

Ribellione incasellata

Oggi mi capitava di ascoltare Virgin Radio che invitava gli ascoltatori a votare la loro canzone preferita tramite i social. Al che mi sono chiesta... ma il rock, è veramente così sovversivo? E' Virgin Radio che lo ha reso tremendamente pop, con trovate come questa, o non è stato, piuttosto, sempre un mezzo di controllo del sistema? Tutte queste generazioni "bruciate", dal rock'n'roll al grunge, hanno segnato davvero una protesta? A me sembra che siano state semplicemente un pezzo dell'ingranaggio che ci vuole tutti soli, tutti stanchi, tutti spenti. Non ne faccio una questione di qualità, ci sono canzoni bellissime, ma di contenuti (anche se il 90% dei testi mondiali, sonorità a parte, lasciano molto a desiderare). Che cosa mi significano tutti questi giovani persi nella droga, nell'alcol, nel suicidio? Davvero essere sovversivi significa avere comportamenti antisociali o autolesionisti? Sovversiva è la scheggia impazzita?
Anche quella grande ventata di novità in campo artistico, l'espressionismo americano, è stato in realtà una grande operazione della CIA. La cosa triste è che la gioventù non è esistita fino a quando non è diventata un business. Allora è diventata una categoria sociale. E così tutti i prodotti ad essa collegati (industria radiofonica e discografica in primis). Lo dico io, ma mi pare lo dicesse anche Hobsbawm, che magari è un pochino più autorevole di me. In realtà sembra che certe idee di libertà siano solo forme di servitù mascherata.

A Cesare quel che è di Cesare

A me fa un po' sorridere quando ai concerti di artisti molto famosi che cantano ballano e tricchebballacche dite che sono bravissimi, spettacolo indimenticabile ecc. come se fosse merito loro. È merito di tutta la squadra che c'è dietro: scenografi, coreografi e tecnici vari. L'artista in alcuni show è una metà, non di più.

Carne e libertà

Quando ti dicono che devi vivere e lasciare vivere perché ognuno è libero di mangiare ciò che vuole... Sa un po' di contraddizione: bisognerebbe lasciar vivere tutti, a partire dagli animali macellati. Altrimenti diventa: "vivi e lascia morire". Quando dicono che si è sempre fatto così, allora si è sempre negato il diritto di voto alle donne, ai poveri, si sono sempre curate le malattie senza antibiotici fino a tempi recenti... Si è sempre vissuto senza internet e senza TV... Continuiamo così?
Quando dicono che è una questione di libertà... Si dovrebbe pensare alla primaria libertà per ogni vivente, quella, appunto, di vivere.
Questa idea che gli animali sono macchine da carne non trova riscontro in nulla.
Ciascuno di noi trova auspicabile un mondo scevro da qualsiasi prevaricazione. Allora perché si continua a perpetuare lo sfruttamento del forte sul debole con gli allevamenti?
Quando dicono che la carne serve, ci si dovrebbe domandare come possa far bene alla salute mangiare un cadavere in putrefazione (o pensate davvero, ancora nel terzo millennio, che il bel rosso dei salumi sia naturale?).
Quando dicono che la carne è troppo buona per rinunciarvi (e anche il pesce), non ci stupiamo che un popolo tanto schiavo dei propri sensi e della propria gola poi abbia simili governanti.
Potremmo continuare all'infinito.
Non-c'è-giustificazione-alcuna.

Ideologia della liberazione

Quando il veganesimo diventa ideologia, piuttosto che fare del bene agli animali, diventa solo strumento per l'autoaffermazione di qualcuno. Per liberare gli animali dallo sfruttamento e, contemporaneamente, per permettere anche a tante persone di avere risorse distribuite più equamente, non ha molto senso fare la guerra. Bisogna spiegare, non scontrarsi. 
Non si tratta di essere conniventi: bisogna sempre dire la verità; con fermezza, ma anche con la consapevolezza che alzare muri non giova alla causa.
Per questo non sono dalla parte di tanti animalisti e antispecisti che cercano di imporre quasi con la forza o con azioni di petto quello che non è una guerra, ma un atto d'amore, e come tale andrebbe fatto conoscere.
A me non interessa radicalizzare uno scontro, interessa portare le persone a una sana e costruttiva riflessione, nonché a scelte autonome, sentite e definitive al riguardo. Non sopporto che sia diventato tutto politicizzato, almeno nel modo di condurre questa partita, perché alla fine si è solo creata un'altra fazione, quella degli animalisti contro quella dei carnivori, e di fatto in tutto questo nessuno farà mai un passo verso l'altro. Chi cederebbe alle idee di colui che identifica come un nemico?

I can get satisfaction

Soddisfazione è riuscire a passare con un sorriso sul giudizio a cui ti sottopone la gente senza conoscerti, o sulla confidenza che taluni si prendono quando non è loro dovuta, o sulla valutazione al ribasso che fanno di te dall'alto di non si sa che cosa; sull'invidia di chi forse vorrebbe vedere altri al posto tuo ad avere le tue idee; sul pensiero che certi si fanno di poterti insegnare qualcosa che pensano tu non sappia e che invece sai benissimo. Soddisfazione è sapere di avere mille risposte pronte per zittire certe bocche aperte a vanvera, e scegliere di non farlo.
Soddisfazione è vedere l'arroganza di tanto mondo, e non lasciarsene toccare, andando avanti con la leggerezza di chi sa che sta facendo la cosa giusta e che la sta facendo bene.

Scuse per la gola

E però scusate...quando leggo che "Gesù non era vegetariano" per giustificare l'uccisione di tanti innocenti... O che alcuni animali uccidono per il piacere di uccidere... E si spaccia tutto ciò per cristianesimo... Mi cadono le braccia. Mi cadono perché si perdono di vista due punti fondamentali: il primo è che, da credenti, ci si dimentica che viviamo nel mondo post peccato originale e non nell'Eden (quando Dio stesso diede come cibo frutti e semi e giammai gli animali) ed è a quello che i credenti dovrebbero tendere; il secondo è che lo spreco di terre e produzione da destinare agli animali che andranno a sfamare i ricchi occidentali e non certo i poveri piuttosto che usare quelle terre per sfamare equamente tutti, a Nord e a Sud del mondo, è quanto di più anticristiano possa esistere. La questione non è se sono meglio gli "erbivori": la questione è come essere cristiani al meglio anche alla luce delle nuove sfide che il mondo odierno propone e questa, che ci piaccia o no, è una sfida di cui bisogna prendere coscienza anche e soprattutto nel mondo cattolico, senza più scuse.

Semplici e puri

Una volta sentii una persona dire che avrebbe voluto essere stato un grande peccatore, per conoscere la conversione. Gli dissi che è meglio conoscere l'Amore che il male... Perché la purezza di cuore ti permette di capire tutto. È difficile essere puri di cuore. Molti lo confondono con l'essere "poveri di mondo", come diceva un filosofo. Invece è appunto quell'essere sì, semplici come colombe, ma anche astuti come serpenti, di quell'astuzia che però non deriva dall'essere accorti per esperienza del male, ma per conoscenza del bene. Tante volte, troppe volte ho avuto enormi incomprensioni con alcune persone, enormi, che mi sono costate pezzi di vita e di cuore. Perché anche se cresco, maturo, prima o poi invecchierò, trovo sempre spiazzante il male, e mi da sempre scandalo. Forse la mia non è purezza di cuore, non posso dirlo io. Mi limito a dire che è emotività.

Non è Nietzsche (per chi lo pensava)

C'è chi è tanto abituato all'errore, che fugge le cose giuste perché ne hanno timore. Abituati a una bellezza mediocre, hanno timore di essere felici. Ubriachi e obnubilati, temono di ubriacarsi di gioia. Quanta vita fugge dalle loro mani; ma forse è proprio quello che sperano, perché non amano la vita stessa. Non vivono, sopravvivono. Eppure è un passo, una briciola di coraggio: e ciò che faceva paura, la luce, nel buio, non accecherebbe più i loro occhi stanchi, tornando a nutrirne l'essere come piante che hanno bisogno del Sole per vivere.

Lo spettacolo del dolore

Dalla cronaca si è passati a romanzare le vite delle persone coinvolte in incidenti e disastri. Succede sempre più spesso. Non capisco il senso di tutto questo voyeurismo. Boltanski in un azzeccato saggio che si chiama "La souffrance à distance", in Italia "Lo spettacolo del dolore" (pure datato!), mette in guardia dall'indifferenza con cui ormai guardiamo alle immagini di tragedie mentre la nostra vita quotidiana scorre tranquillamente nella sua quotidianità. D'altra parte, poco possiamo fare. Allora a che servono questi approfondimenti nell'intimità di ciascun defunto? A risvegliare i nostri sensi? A vendere di più? La stampa sta attuando una pericolosa virata verso i contenuti di "Giallo" o "Cronaca Vera".
Tempo fa morì un mio amico in un incidente. Il giornale per il quale lavoravo, un free press, scrisse un articolo romanzato al riguardo, con fatti e personaggi inventati ma chiaramente riferiti all'accaduto... chiunque coinvolto avrebbe potuto se non riconoscersi, sentirsi almeno chiamato in causa (lo scrisse peraltro una mia amica). Ebbero molte critiche e alcune mie colleghe compreso il redattore capo non capivano perché. A me disgustò abbastanza, e non perché nei fatti coinvolti c'erano amici e conoscenti (avevo abitato anche tanti anni nello stesso edificio di un'altra delle persone coinvolte, insomma, li conoscevo tutti) ma perché non è il modo di fare giornalismo, anzi, non chiamiamolo nemmeno tale. La cosa veramente grave è che si ha il via libera a pubblicare certi contenuti, anzi, si ricevono le direttive a farlo, in giornali grandi, letti da tutti in Italia.
Vorrei sapere l'Ordine che cosa ci sta a fare quando poi obbliga tutti a fare gli aggiornamenti sulla deontologia. Deontologia di cui, a mio modestissimo parere, non c'è traccia e non ci sarà mai fino a quando continueranno a esserci articoli e giornali come quelli a cui mi riferisco o programmi come "Quarto Grado" e "Storie Vere".

La cultura non è democratica

Tante volte mi chiedono il perché prenda una laurea dopo l'altra. Come se sperperassi il mio tempo. Ecco, la cultura libera e rende liberi. Come sarebbero avvenute le grandi rivoluzioni democratiche senza cultura? Quando sento che c'è bisogno di rivoluzioni dal basso condivido, ma non nel modo in cui lo si intende oggi. Sono vissuta in una famiglia politica e non ho mai accettato né mi è stata mai proposta la spintarella. Ma si parla di politica seria, quella di chi faceva la scuola politica, non di chi si sveglia la mattina e si improvvisa a fare il politico. Certo, al bene della cosa pubblica tutti possono e devono collaborare, e infatti un conto è il politico, un altro l'amministratore. Comunque, scusate la divagazione derivata dall'aver parlato di democrazia. Premesso anche che le rivoluzioni democratiche sono state concesse, permesse, mica altro. C'è bisogno di cultura, dicevo, proprio per rendersi conto di queste sottigliezze. Ci mancherebbe che dobbiamo essere tutti professori. Assolutamente no. Va benissimo che si sia chi manovale e chi intellettuale, senza carpentieri abiteremmo nelle capanne di paglia. Ma c'è bisogno che laddove si fa cultura, la si faccia bene, molto bene. Non come si fa dal '68 ad oggi. In barba a chi vuole abolire il liceo classico perché classista. Beh, la cultura non è democratica. È meritevole. Ma senza cultura, non ci può essere democrazia, non ci può essere progresso umano, non ci può essere capacità critica. Senza cultura nascono mostri come il terrorismo e la mafia. Senza cultura siamo come un corpo tenuto in vita da un respiratore artificiale. A cui manca il soffio vitale, lo pnèuma.

http://www.retescuole.net/rassegna-stampa/litalia-e-diventata-una-repubblica-fondata-sugli-asini

Promesse di pace

Quando a messa le persone danno la pace spesso non guardano nei tuoi occhi, spesso guardano altrove, e non lo capisco questo dare la pace come se fosse un gesto meccanico, una routine: quando si dà la pace bisogna guardare l'altro, perché è un modo per accoglierlo, per dire "ecco, ti do la pace, la do a te, che mi sei di fronte, non ti conosco ma ti guardo come il Padre guarda noi uno per uno. Ti do la pace sul serio e non perché lo dice il prete, ti stringo la mano e ti guardo perché ci sia uno scambio, un impegno, una parola d'onore, e cercherò di far fede a questo impegno, pur con le difficoltà, pur con le divergenze e le differenze". Ecco, ci si stringe la mano come quando si fa una promessa, e questa promessa bisogna cercare di mantenerla. Quale credibilità c'è in una stretta di mano, in una promessa in cui non si sa nemmeno a chi la si è fatta?

Pace e fiducia

E' stata una di quelle giornate ni. Iniziata tra fraintendimenti e proseguita tra fraintendimenti. Con amici, con conoscenti, gente che comunque stimo. A me piace scindere il momento di incomprensione dalla persona. Le incomprensioni capitano, come anche le diversità di vedute, come anche i litigi. Ma penso che (a meno di cose estremamente gravi) non sia il momento di incomprensione a definire una volta per tutte l'altro, o peggio, a definire il nemico. Gli esseri umani, tutti, sbagliano; e ciascuno pensa di aver ragione dal proprio punto di vista. Ammettiamolo, dire di aver avuto torto è difficile, ma non tanto agli altri, è dura dirlo a sé stessi. Poi a volte si parte conoscendo le cose a metà, o presupponendo che l'altro debba essere per forza in malafede. Ad ogni buon conto, sono le 23:09, questa giornata è quasi finita, e speriamo sorga una notte foriera di un giorno di pace. Pace nella verità, ovviamente.
Cos'è che c'è scritto da una parte?
"La fiducia è il presupposto essenziale di ogni pace. Se non mi fido di chi ho accanto, di chi conosco, ma anche di chi mi è estraneo, non posso vivere. Mi fido del medico che mi cura, del conducente del mezzo che mi trasporta, della persona in cui ho riposto il mio cuore, e così la vita è un susseguirsi di piccoli e grandi atti di fiducia. Non c'è vita senza fiducia, e non c'è pace senza essa. Ma per fidarmi, e avere pace, non posso vivere nel timore del tradimento di questa fiducia. La fiducia è un moto gratuito del cuore; la pace chiede, da parte sua, l'abbattimento di ogni ingiustizia e di ogni usurpazione".