Amore incondizionato

Ultimamente è in giro una bella canzone di Katy Perry (che non è proprio tra i miei ascolti) che si chiama "Unconditionally". Parla di amare in maniera incondizionata, e dice che "l'accettazione è la chiave per essere davvero liberi".
Insomma, si parla spesso di amore incondizionato. Amore cieco. Amore che non si chiede perché.
Eppure secondo me non può esserci un amore davvero incondizionato. Si ama sempre a condizione di qualcosa, almeno se si è sani mentalmente.
Generalmente si ama qualcuno a condizione che ricambi. A condizione che si comporti bene, che sia onesto e sincero. A condizione che ci faccia star bene.
E questo è l'amore più ovvio e meno incondizionato, per quanto chi vive una relazione felice di solito è pronto a giurare che amerà l'altro per sempre e incondizionatamente.
Si può amare incondizionatamente chi ti distrugge la vita? Chi ti violenta, chi ti picchia? Chi con i suoi problemi di alcool o droga ti conduce verso un baratro di sofferenze?
Sì, c'è chi lo fa. Indubbiamente in certe situazioni ci si sente anche del tutto normali, votati a una sofferenza quasi mistica ed espiatrice.
Si può amare incondizionatamente chi ha violentato, rapito, ucciso, stuprato una persona a te cara se non addirittura tuo figlio o tua figlia?
Si può perdonare. Ma come si può amare? Amare non nel senso di agape, intendo. No, non si può.
C'è una tizia che ha sposato l'assassino della sua gemella. Un amore davvero incondizionato, forse. Ma malato. Sì, malato.
E no, non esiste un amore incondizionato.
L'amore ha le sue condizioni, com'è giusto che sia. E' amore a condizione che si nutra di Verità, Giustizia, Fedeltà, Tenerezza...a condizione che non sia una relazione malata, e non parlo di situazioni che portano sofferenza, perché in amore e per amore bisogna superare anche quella. Bisogna sempre perdonare. Bisogna sempre andare avanti. Ma l'amore è vero non quando è cieco e incondizionato...l'amore è vero quando ci vede bene. E nonostante questo, ama. Ma non ama ciò che è male, ciò che è marcio: ama per condurre sulla via del Bene, della Verità di cui sopra.
E se non vi riesce...
da una delle due parti almeno, allora, non c'è vero amore.
In ogni caso la canzone in questione è bella...
Poi...de gustibus. Intanto, ascoltatela :)


Natale e tenerezza

Ho passato dei giorni inaspettatamente sereni. Sereni dentro il mio cuore. Tante cose attendono ancora risoluzione, ma ho imparato l'arte della fiducia. Poi sono arrivati degli inaspettati regali, per lo più in ambito lavorativo. Se mi domandassero se ora sono felice...bè, potrei dire di sí, ma non per eventi esterni, si tratta di una gioia intima, quella più importante e solida. Durevole, non so...non sono una che riesce a stare fissa in uno stato emotivo troppo a lungo: troppe cose mi toccano, siano belle o brutte. Ho un carattere cosí. Ho provato a cambiarlo, poi mi sono resa conto che non è poi cosí giusto mettere da parte la sensibilità, che è un dono e una virtù, basta solo non lasciarsene soverchiare. In realtà il mio periodo da dura mi è servito: ho potuto conciliare fermezza e dolcezza, anzi comprendere la differenza tra la prima e la decapitazione dei sentimenti. Divagazioni a parte, è Natale. Ogni Natale poi passa un po' cosí, tra chiacchiere e mangiate, compere e frenesia. Non per me a dire il vero: ieri non mi sono azzardata a uscire; ho lasciato da parte il caos dei negozi e sono rimasta in casa, ho pregato, ho atteso quello che sento essere il vero Natale e cioè quella Nascita che oltre duemila anni fa, che piaccia o meno, ha cambiato la Storia del mondo. Potranno dirsene tante: che è solo una festa con cui la Chiesa ha rimpiazzato il Sol Invictus (poco contano le recenti testimonianze archeologiche), che è un simbolo,  un giorno che ricorda una storia inventata, una festa finanche laica o atea (e d'altronde, perchè no: Gesù è venuto per tutti), ma la sostanza non cambia: da oltre duemila anni, si festeggia il Natale, quel Natale che, dicevo, ha cambiato la Storia: la cultura è cambiata, l'approccio alla vita è cambiato. Quell'evento ha avuto una portata non solo religiosa, ma sociale, culturale, antropologica come nessun altro o pochi per l'umanità. Persino chi non ci crede, persino chi lo ritiene una figura mitica o fantasiosa, deve confrontarsi con quel Bambino, diventato poi Uomo, vuoi per attaccarlo piuttosto che per amarlo: lui è sempre lí, quasi imprescindibile. Toglieranno crocifissi dalle scuole, presepi dalle aule, messe e auguri: forse Babbo Natale - che fondamentalmente è un santo cristiano, Nicola, e gli anglosassoni se lo ricordano meglio di noi - supera in popolarità Gesù Bambino, ma il significato vero del Natale è nella stessa parola: giorno di nascita, messa di Cristo (merry Christmas), nascita di Cristo (kala Xristoughenna) e cosí via.
Per concludere, una piccola parentesi. Quest'oggi per una mia famigliare è stato luttuoso: le è morto il gatto. Già so che c'è chi si farà una risatina, ritenendo vi siano tragedie ben più grandi. Io quando l'ho sentita piangere, non sono riuscita a trattenermi. Chi ha un animale, chi ne ha avuti, chi li ritiene esseri viventi al pari di tutti, potrà capire questi sentimenti. Ovviamente non è mancato chi mi desse della stupida o dell'esagerata. C'è chi sostiene la tesi che agli animali non ci si debba affezionare "perchè poi quando muoiono vedi che succede". Bel discorso: allora non affezioniamoci nemmeno alle persone, che quando muoiono si soffre ancora di più. Non bisogna aver paura di voler bene per timore di soffrire: bisogna amare fino a farsi male invece, senza paura; e lo dico senza alcuna retorica eroica...credo che la semplicità dell'amare sia, parafrasando qualcuno, nella misura di amare senza misura. Anche Dio - e il Natale ce lo ricorda - ama cosí. Mi domandavo giustappunto se quanto mi avevano detto fosse però tutto sommato vero, nel frattempo ho acceso il computer. Ed ecco, la risposta giunta inaspettata: la pagina che avevo lasciato aperta, per puro "caso", ieri. Quella frase di quel personaggio che piace a tanti, ultimamente, anche se inspiegabilmente lasciano gli occhi puntati su di lui piuttosto che spostarli su Colui che rappresenta: "Non abbiate paura della tenerezza". E no, non bisogna aver paura della tenerezza, che non fa rima con mollezza, se non ortograficamente. Nella tenerezza c'è la forza del saper amare senza paura. E il coraggio (si può forse negarlo?) è virtù di animi forti.

Un nuovo anno

Questo tempo di Natale che inizia oggi è stato aperto nel migliore dei modi. Esco da un periodo profondamente travagliato, e in effetti non so se ne sono davvero uscita. Ma in fondo, pensandoci, sono cose che fanno parte di un naturale percorso di crescita e maturazione e guai se non ci fossero. Non le cose negative, ovviamente. Ma le riflessioni e le prese di coscienza che esse inducono.
Ciò che mi spinge a scrivere ora, di getto, è però un'altra cosa, appena accaduta. Non potevo tenerla dentro, ma non mi va nemmeno di condividerla con persone vis à vis. Così, lo scrivo.
Sono scesa per andare a vedere una cosa qui vicino e accanto al cancello del cortile c'era (c'è, è ancora lì mentre scrivo) un uomo povero che chiede(va) l'elemosina. Non avevo soldi con me e son passata oltre. Ovviamente poco dopo al ritorno l'ho ritrovato. Ho deciso allora di salire a prendere una monetina. E' un momento in cui dare anche una monetina mi pesa perchè ho il conto prosciugato e affitti e bollette da pagare. Ma in fondo non è quella che mi cambia la vita. Poi ho pensato che avevo anche del pane, purtroppo di qualche giorno fa. Avevo deciso di farlo diventare raffermo e farci un pancotto. Fortunatamente però era ancora abbastanza morbido. Non era molto...gliel'ho portato. E' stato contento della monetina ma ancor più del pane. Avrei voluto fermarmici a parlare ma la timidezza non mi aiuta, mannaggia. Gli ho solo detto di spostarsi dalla pioggia ma mi ha spiegato che era sotto un balcone e non si bagnava. Così gli ho augurato buona giornata e sono tornata a casa. Nella mia stanza calda, mentre lui e tanta gente stanno così al freddo. Che poi non è solo una questione di freddo e fame (naturalmente sono primare): la povertà ti priva della vita, perchè quella persona magari poteva essere una grande figura per l'umanità e invece non può essere nemmeno sè stesso. Non si ha un'identità quando si è poveri, non si ha davvero nulla, nemmeno sè stessi. C'è chi sceglie di vivere così, si sente più libero, fuori da questa società che ti costringe a mille ruoli e mille maschere. Però penso sia davvero difficile vivere passando le ore a chiedere l'elemosina a gente che nella maggior parte dei casi non ti guarda nemmeno in faccia, ti passa davanti indifferente e tu sei lì, a prenderti l'incuranza dei passanti che magari poi entrano nel negozio accanto per comprare cianfrusaglie. Sia chiaro, non sono contro il superfluo, un minimo di superfluo ci vuole, in fondo anche cambiare vestiti per farsi belli è superfluo, l'arte è superflua, è sovrastruttura. Ma invece, dico io, c'è qualcosa di profondamente fondante nella bellezza, anche se consiste solo nel togliersi un piccolo sfizio. Il problema è quando il superfluo diventa eccessivo o viene considerato primario. Il mio non è nemmeno un discorso a favore della ricchezza, la ricchezza non ha senso, l'accumulo, i soldi sono solo una merce di scambio universale, ma alla base di tutto ci dev'essere l'idea non di possesso, ma di baratto. Se i soldi fossero visti in un sistema di baratto e scambio piuttosto che di compravendita probabilmente cambierebbe anche parecchia della nostra Weltanschauung.
La cosa particolare è che qualche giorno fa avevo avuto una immagine di me che incontravo un povero sotto casa e mi ci fermavo a parlare :)
Comunque, passando oltre, perchè non ci è dato di fare altro se non di lenire momentaneamente la sofferenza degli altri con un sorriso, una parola, un gesto gentile, o un soldino, stavo dicendo che l'Avvento si è aperto nel migliore dei modi per me. Sono infatti entrata in un coro, ufficialmente proprio ieri, e c'è stato il primo concerto, e ho capito che senza musica mi ingrigisco, senza praticarla intendo. Per cui da oggi in poi tornerò a dedicarmici con l'amore che merita.
Ieri c'è stata anche una lunga meditazione, il "prete" che ci guidava ha detto una serie di cose che a suo tempo dissi tali e quali (incredibile) a una persona a me cara, veramente mi sembrava di parlare per bocca sua. Forse ci sono concetti che si comprendono solo nella preghiera, e per questo che siamo arrivati alle stesse riflessioni e conclusioni.
Insomma, per me una giornata da ricordare, tanta positività dopo qualche anno di questioni negative. E' iniziato un nuovo anno (per chi crede, l'anno inizia con l'Avvento), a breve inizierà quello solare, e chissà che questo Natale non sia tale di nome e di fatto, come sempre tutti ci auguriamo.

Tra oggi e domani

In questi giorni, per una serie di motivazioni, mi sono trovata a leggere di sociologia, psicanalisi, filosofia, in una declinazione pertinente al disagio dell'uomo contemporaneo conseguente alla precarietà di vita. E ho scoperto una cosa su cui non avevo mai riflettuto: pensando di essere libera nel mio lavoro artistico, mi trovo in realtà a essere nel general intellect fino al collo. Insomma, come la si giri, sembra proprio che da questo sistema non vi sia scampo. Il capitalismo fagocita anche la libertà apparente.
Poco male, me ne farò una ragione, in fondo faccio più o meno quello che voglio fare (dico più o meno perché per far tutto mi occorrerebbero giornate di 72 ore).
Tuttavia queste letture e le conseguenti riflessioni si sono accavallate con un breve viaggio (o forse sarebbe meglio dire: tournée, visto tutte le città che ho girato in pochissimi giorni) in cui ho avuto una panoramica di tutto il disagio esistenziale post-moderno. Ci sono cose che mi colpiscono molto. Ad esempio, non riesco a non dormandarmi come mai tanti giovani sopravvivano più che vivere. Ok, c'è la crisi, è difficile trovare lavoro, ok. Ma mi riferisco ad altro. Non ci sono aspettative...ma non perchè mancano - sì, è vero, mancano, lo ripeteremo all'infinito - ma non ce le si pone nemmeno. Vedo gente che a cavallo tra i 26 e i 36 anni vive meno che alla giornata. Cerca di tirare su quello che può, talvolta anche con mezzi discutibili. Ma fino a che non si concludono le 24 ore. Domani è un altro giorno e si vedrà.
E ancora, di nuovo, lo sappiamo che il lavoro scarseggia. Ma secondo me non è questo. Non è la mancanza di lavoro che ha tarpato le ali. Perché se si passa la serata a parlare di droga, a chiedere se "fumi joint", a parlare di quante bevande alcoliche hai bevuto, a riempire la stanza di fumo di sigarette, e il tuo pensiero più elevato è il cibo, c'è qualcosa che non va. Non è la mancanza di lavoro, è la mancanza d'anima.
Mi sono intossicata fisicamente per via del fumo, ma non solo. Non riesco proprio a capire come sia possibile non avere non dico aspettative, ma aspirazioni più alte, e non parlo del lavoro perché non esiste un lavoro alto e uno basso, mi riferisco proprio al modo di vivere. Non credo che queste persone cambierebbero modo di vivere se avessero un lavoro. Anzi, dissiperebbero il loro stipendio (chi ce l'ha, già lo fa) in sciocchezze.
Eppure l'uomo è così pieno di risorse creative, basterebbe metterle in campo, ma perché si vive così sottotono?
Non parlo dallo scranno di chi ha sicurezze. Faccio parte anch'io della generazione dei senza domani. Ma appunto, se non c'è un domani, perchè sciupare l'oggi tra bassezze e meschinità?
Se abbiamo solo l'oggi da vivere, allora dobbiamo renderlo bellissimo. E se scoprissimo di avere anche un domani, ringrazieremo di averlo fatto.

Ho citato questo post senza ancora pubblicarlo :P

Una volta un tale mi ha detto: "Io in Erasmus ero fidanzato con una vera artista".
Così gli ho domandato cosa significasse "una vera artista".
E lui mi ha risposto: "Una che faceva le mostre".
Ah...quindi questa è la discriminante :) Ma che...mostruosità dici?!?
Mi aspettavo qualcosa tipo: "Una che creava le cose con il cuore", "Una che racconta la propria anima, il proprio mondo"...non è che fare mostre sia sbagliato in sé, anzi...è la superficialità con cui viene classificato "l'artista" che mi lascia sempre un po' interdetta.
Recentemente parlavo con una cara amica di qualcosa di attinente. Le ho fatto vedere un disegno...ero stata molto contenta perché la persona per cui l'avevo fatto aveva apprezzato. Mi sono sentita felice, perché quando uno fa qualcosa con amore (sì, lo so che parlo sempre d'amore, lo so che ho rotto i cocomeri con questa parola, ok, ma il bello di un blog è che uno può blaterare quanto vuole di questa e altre amenità senza dar fastidio a nessuno), dicevo, quando uno fa qualcosa con amore (in senso lato, sempre in senso lato) e vede che quella piccola scintilla è arrivata a destinazione..bé...penso sia una delle sensazioni più belle.

Il biglietto vincente

Insomma, i casi.
Sempre che il caso esista...
Per me non esiste...
ma è un discorso filosofico...e fisicoquantistico...che ora non ha senso affrontare.
Più che altro, mi sto accorgendo di come la scelta che sembra sbagliata a volte sia quella giusta, e viceversa. E allora, tanto vale scegliere alla cieca...almeno in certe situazioni...affidandosi a Lassù.
L'altro giorno inveivo contro il sito di Trenitalia che mi aveva fatto perdere un biglietto economico (in realtà era colpa mia, che non avevo letto alcune cose, ma tanto Trenitalia fa tanti di quei casini che non la si accusa mai ingiustamente), e a malincuore ho dovuto acquistare quello a prezzo pieno. E invece...Su quel treno, nel mio stesso scompartimento, c'era una persona che per quanti vi sono entrati in contatto quel pomeriggio ha costituito una benedizione. Io forse sono stata fortunata ad incontrarla perchè è da tempo che ho il desiderio di tornare a coltivare una mia passione, e può darsi che grazie a questa persona vi possa riuscire.
Poi nello scompartimento è entrata una ragazza che si era appena lasciata col fidanzato e si è sfogata, fra racconti e lacrime, con noi perfetti sconosciuti. E sempre quella persona forse per me fortunata le ha detto l'unica cosa sensata che si possa dire a qualcuno in questi casi.
Sembrava messa lì apposta per noi. Incredibile.
Piccolo aneddoto meno trascendente...su quel treno c'era anche un mio cugino, figlio proprio dello zio che doveva venire a prendermi in stazione (i casi!).
Eh si, un viaggio che penso ricorderò a lungo.
E tutto per un biglietto che non volevo e non avrei dovuto acquistare.

Meglio non sapere

L'altra sera me ne stavo in giardino con alcuni parenti.
- Persona A: "Sai come sono fatti i marshmallow?"
 - Persona B: "Dai, che ora non glieli fai più mangiare!". E vabè a parte che non li mangio. Ma perchè non dovrei sapere come sono fatti solo per continuare (se lo facessi) a mangiarli? Meglio non sapere, basta continuare a fare le cose che facciamo, chissenefrega, è tutto più comodo.
Mi ha fatto riflettere molto. E' proprio come va il mondo. Meglio non sapere, ma continuare...

Come...

Com'è tardi stanotte

Crescere...

C'è chi pensa che crescere significhi fare esperienze "da adulti", diventare un po' più fatalisti, un po' meno idealisti, forse leggermente cinici. Per me crescere significa acquisire la saggezza dell'anziano, con l'innocenza e lo stupore del bambino.

Blinking lights and other revelations

Ieri ero in metro, mi son seduta accanto a un tale che sembrava scrivesse cose sconclusionate su un'agenda. In realtà sembrava anche lavorasse...poi in effetti lavorava...lui però sembrava un po'...stravagante.
E infatti dopo pochissimo che mi ero seduta accanto a lui, mi ha puntato la faccia verso la mia, anche se non me ne sono accorta subito. Poi, sentendomi osservata, l'ho guardato e mi ha detto: "Che begli occhi che hai, grandi, belli". Gli ho sorriso e la prima reazione dentro me è stata "sì, forse è un po' strano"....Lui si  subito rimesso a fare le sue cose.
Ma subito dopo ho pensato che siamo proprio sciocchi. Ci sembra anormale ciò che dovrebbe essere normalissimo: sorridere alle persone, dire loro che sono belle o una qualsiasi parola buona.
Ecco, ieri ho avuto una grande lezione di vera normalità.
Quando è arrivata la mia fermata, gli ho sorriso ancora e l'ho salutato. E in quel momento lui è stato una macchia di colore in un mare di facce grigie. :)

Punti di vista...

Ok la notizia non è freschissima ma non ho avuto tempo...
Quella della morte di Robert Edwards, inventore della fecondazione in vitro.
E' considerato un grande benefattore, il "padre" di milioni di bambini.
E della morte di milioni di altri.

Roba da matti!

Non so se siano tutte vere, ma le liste che ho visto in queste elezioni hanno un che di esilarante. Non mi spiego come abbiano potuto idearle...genialità, pura genialità.
Tipo..Fronte Verde che mi ricorda il Giugante Verde, la marca di legumi. Poi i vari: Grande Sud, Grande Sud Indipendente, Indipendenza per la Sardegna, Indipendenza veneta, Lega Federale del Sud Arsura del Sud (????), LEGA ITALIA (!!!), Lega Lombardo-Veneta, Lega Nord Padania Tremonti 3i Maroni, Lega Padana Lombardia, Liga Veneta Repubblica, Lista per l'indipendenza sarda, Movimento Friuli, Movimento per l'indipendenza della Sicilia, Partito del Sud Meridionalisti Unitari (!?!?! machevvordì??), insomma, se qualche tempo addietro qualcuno ha detto che "Qui si fa l'Italia o si muore", nel 2013 l'Italia la vogliono smembrare, come se già non l'avessero fatto abbastanza i vari lorsignori della "politica" (doverosamente tra virgolette).
Poi c'è chi cavalca l'onda di Grillo: Movimento 5 stelle senza beppegrillo.it, Movimento 5 Stelle con Beppe Grillo, 5 Stella e la Lista del Grillo Parlante. C'è anche un Merlo, oltre a un Grillo, per gli Italiani all'estero. Poi ci sono i Poeti d'azione, e chi punta sull'enfasi libertaria...come Liberi da Equitalia. E sempre sul tema tasse, c'è No Gerit Equitalia e i furbissimi Mondo anziani pensioni minime 1000 euro, certo, chissà con quale bacchetta magica, che se avremo la pensione sarà già un grande miracolo...e altre varie liste di pensionati...
Partito Dna di Cicciolina...che non ho nemmeno capito cosa sia...nè voglio approfondire...
Partito Nazionale Stranieri in Italia (mah!?!?), Io amo l'Italia (ci doveva pensare uno "straniero" a farlo)..
E poi le perle: Partito Bunga Bunga, Partito Pirata e Partito Internettiano.
Non mi dilungo oltre..
ma...tutto ciò la dice lunga...sullo stato ridicolo (c'è da piangere in realtà, e non dalle risate) in cui versa l'Italia. L'Europa...Il mondo?
Per fortuna che anche il peggio ha spesso il suo lato comico :)

L'arte di far arte

Reduce da una serata (finalmente una cosa a un orario decente, umano, che non costringa a stare in giro su autobus ancora alle 3 di notte) passata in visita a una collettiva di arte contemporanea.
Che, almeno per me e le persone con cui ero (sì, ogni tanto faccio le cose in compagnia) è risultata abbastanza...deludente...desolante...
Oddio, per me no, ero ben consapevole di quello che mi aspettava e mi sarei stupita del contrario. Più che altro, ero andata proprio con la speranza di stupirmi, lascio sempre le porte aperte alla possibilità.
Però cari ragazzi...da artista a artista lo dico...
Lo capisco che non viviamo nel momento più felice della Storia. Però...nemmeno il Rinascimento, nemmeno il Medioevo, nemmeno l'Antichità lo erano...c'erano povertà, ingiustizie sociali...
Eppure l'uomo era in grado non solo di realizzare (perchè tante cose oggi non sapremmo più farle...per rifare una cupola come quella del Pantheon si è dovuto attendere il cemento armato, e quella invece è solo in mattoni, antichi peraltro...non sapremmo rifare una statua crisoelefantina enorme come quella di Athena Parthenos che, peraltro, ormai non esiste più...nè una cattedrale gotica...eccetera, eccetera, eccetera) ma di IMMAGINARE quelle bellezze...
Perchè oggi non siamo in grado nemmeno di concepirle? L'arte presenta il vuoto contemporaneo. E' di una vuotezza esasperante. A parer mio, sia chiaro.
Ecco, io penso che l'artista non debba solo riprodurre facendolo passare attraverso la propria interiorità il mondo che lo circonda, ma debba crearlo, il mondo. Dio è l'artista supremo, e in ogni artista c'è una scintilla di quella creazione originaria. Talento benedetto dal Signore! Che diventa troppo spesso sciovinismo egocentrico delle proprie facoltà, nevrosi, rappresentazioni di un mondo e di una vita che a volte sembra non si sappia nemmeno dove vadano a parare.
Capisco anche che uno potrebbe dire: "Non ci sono più i grandi committenti di una volta, non si può spendere più così tanto per l'arte". Certo, chi spenderebbe tanto tempo e denaro per una nuova fabbrica di San Pietro, per una nuova Cappella Sistina, per una nuova cupola di Brunelleschi, per dei nuovi Caravaggio? Eh lo so, non si può fare. Occorre essere efficienti, veloci, competitivi, quelle sono cose dispendiose e farraginose (poi non si capisce perchè l'arte no e la burocrazia italiana, che lo è altrettanto se non di più, sì...vabè). Però garantisco che i soldi per l'arte si spendono, eccome. C'è tutto un mondo sotterraneo e di committenti anche grossi (anche le multinazionali si fanno mecenati oggi) dove i soldi girano, alla facciaccia nostra. Basta guardare una certa architettura, sotto gli occhi di tutti. Eppure c'è una sterilità intellettuale, io aggiungerei pure intellettiva, che impedisce un miglior impiego di tutto ciò.
Secondo me camminare in luoghi belli, anche una città bella, con case belle, strade belle, rende più belle anche le persone. Le forme danno in qualche modo forma anche al nostro essere.
Ieri una persona che deve per necessità lavorative reinventarsi e reinvestirsi "artista" (a che punto siamo arrivati!) mi diceva: "L'arte è una gran presa per...@!*!". Quanto ha ragione! E aggiungeva "Non vorrei fare l'artista, ma dato che me l'hanno proposto e devo lavorare, ok...volete essere presi in giro? Ok".
E almeno questa è stata onesta.
Però di sedicenti "artisti", e pure di discreto successo, ne conosco tanti...
Abbastanza, quanto meno, da chiedermi perché loro trovano il coraggio di mettersi in mostra e tanta gente brava e con un mondo interiore stupendo no.
Dicono che ciò che distingue l'artista dall'artigiano è che l'artista ci mette il cuore nella sua creazione, l'artigiano no. A parte che non lo ritengo vero, ma pur ammettendo sia così, pare che gli artisti oggi siano un po' troppo illuministi e ci mettano ben troppa testa e quasi assente è il cuore.
Questo tornando al post, che credo di aver scritto, spero non solo nella mia mente, dove spiegavo che uno una volta mi disse di aver avuto una fidanzata "vera artista, faceva delle mostre".
D'altronde, caro il mio Fëdor/Miškin, avevi ragione tu: "La bellezza salverà il mondo". Ma solo un idiota può pensarlo: pare proprio che il mondo non voglia essere salvato.

Nero carbone in un giorno di sole

Ero quasi tentata di scrivere un post spensierato...di cucina...
Ma lo farò prossimamente.
Oggi ho avuto un incontro...se così lo possiamo chiamare. Stavo camminando e all'improvviso mi si è parata innanzi una figura tutta nera. Ma proprio nera...neri i vestiti e anche la pelle. Solo che non era un africano, era una persona che si era coperta faccia e mani di nero, come carbonizzato. Suppongo fosse coperto di grasso per motori per ripararsi dal freddo. O forse era terribilmente sporco, ma ne dubito.
Comunque sia, mi ha chiesto un'elemosina.
E io come una sciocca siccome ero distratta non gliel'ho data. Però non era solo questo. Mi aveva turbato perchè stavo camminando assorta in altri pensieri ed è successo tutto così in fretta che non ho avuto nemmeno il tempo di pensare di mettere mano al portafogli. Mi ero pure un po' spaventata...
Comunque andando via ho sentito dirgli "per favore, per favore"...ma con una...disperazione tale...come se fosse il suo ultimo momento di vita. Solo che ero presa da altre cose successe immediatamente prima e ho realizzato solo strada facendo tutto questo...tanto che a un certo punto, scesa nella metro, stavo per tornare indietro per dargli la mia monetina, ma tanto ormai l'avevo perduto tra la folla.
Così...non potendo fare di più...l'ho affidato in una preghiera.
Non sopporto questa cosa che noi viviamo in case calde, che abbiamo più o meno delle sicurezze (e per me non è il periodo più sicuro del mondo...sto anche vivendo l'esperienza dell'esule in un certo senso)...
E tanta gente no.
Quando passo di sera e vedo i senzatetto sdraiati per terra tutti insieme...in una sorta di dormitorio all'aperto...Uno aveva addirittura un lettino, fatto di cartoni, proprio a forma di lettino...
Poi guardo noi...la gente...
che spendiamo soldi in mille sciocchezze...
Che ci ubriachiamo che ci droghiamo che bruciamo averi e vita mentre c'è chi non ha nè gli uni nè l'altra...
Che non capiamo in ogni momento quanto stiamo bene nelle nostre case, davanti ai nostri computer, ipnotizzati dinanzi agli schermi...
Non penso che ognuno dovrebbe lasciare tutto e vivere per strada...c'è chi lo fa...ma penso che sarebbe meglio se tutti avessero meno, ma ciascuno avesse qualcosa. Il minimo indispensabile...ovverossia, tutto. L'amore. Cibo per nutrirsi. Una casa calda. Una famiglia, qualche amico. Niente di più, niente di meno.
Noi sempre chiusi nelle nostre certezze mentre tanti, tanti, tanti, troppi sbiadiscono giorno dopo giorno nella precarietà (e non quella dei contratti lavorativi).
Pascal diceva una cosa che poi ho ritrovato grossomodo simile in un libro di un autore di libri per bambini (ma quello era il suo primo libro per tutti) e suona più o meno così: l'essenza dell'uomo risiede nel suo essere sublime e basso, divino e meschino.
E l'umanità vive di questo...l'umanità presa nel suo complesso...
C'è chi vive di glorie sublimi, come un angelo del Cielo. E chi vive sprofondato nel più nero degli inferni.

La magia infinita

Sono giorni che penso a te e così ti scrivo questa lettera che non leggerai mai.
La cosa curiosa è che ti avevo, forse, dimenticato per abbondanti quattro anni. E che l'ultima volta che ci eravamo sentiti mi avevi fatto pensare che non valesse la pena continuare ad avere notizie di te. Mentre tu, al contrario, ti sei domandato spesso di me.
Poi...tante cose sono accadute in questo tempo. Forse, anzi sicuramente più per te che per me. E sei diventato la persona bella che mi aveva svegliato il cuore quella sera di...non ricordo più quanti anni fa. Cinque? Sei?
Tutto per puro caso.
Tutto senza parlarsi. Neanche una parola.
Solo qualche sguardo e l'incontenibile desiderio di sapere di più chi fossi tu, chi fossi io.
Ma non accadde nulla, quella sera. Non avemmo il coraggio di attraversare il confine che ci separava.
Poi, per fortuna, la musica ci ha fatti comunicare.
Qualcuno potrebbe chiamarlo colpo di fulmine. Ma no, non era e non è nulla del genere. Non è un sentimento che ci lega. E' un'altra cosa, oltre, che non so definire. Una specie di incanto, di magia.
E sono bastati quei pochi attimi in cui ci siamo rivisti, per caso - o forse non troppo - per ricadere in quella sensazione ammaliante. Mi sembrava tutto fosse ovattato e sbiadito, tranne te. Probabilmente per te è stato lo stesso, ma non te lo chiederò mai.
E intanto sono qui con questa dolcezza struggente nel cuore. Qualcosa a cui non riesco a dar nome. E a cui non sei riuscito a dar nome nemmeno tu, l'altro giorno. Posso solo dire che sento il cuore dilatarsi ogni volta che penso a te e non so perchè ti ho messo da parte per così tanto tempo fino ad arrivare a reincontrarsi per separarsi ancora.
Spero che stavolta le cose vadano un po' diversamente.
Spero che, di tanto in tanto, ritroveremo quell'incantesimo.
E spero che rimanga tutto sempre sospeso, che la tua vita continui così com'è adesso, lontana dalla mia, che ci reincontreremo di tanto in tanto, e che ci perderemo ancora, ma mai del tutto.

C'è chi cresce e c'è chi invecchia

Da qualche giorno me ne sono andata altrove col mio asteroide spaziale. Siccome per vocazione ho un animo nomade, anche se per una serie di circostanze ultimamente non ho potuto esprimerlo, per una serie di altre circostanze ho deciso che era il caso di traslocare in altri luoghi.
Ora, sperduta nello spazio siderale di una città in cui ho qualche conoscenza e pochi amici - forse nessuno, ma d'altronde sull'asteroide hanno il coraggio di salire in pochi - e condivido la quotidianità casalinga con persone sconosciute (che ossimoro, quando la casa è il luogo per eccellenza dell'intimità e del calore accogliente!), mi godo una lunga vacanza-lavoro (bello il lavoro dell'artista, che tu sia qui o sia lì, non fa molta differenza) e scopro, anzi, ri-scopro la strana sensazione di fluttuare nel nulla. Esisto, ma non esisto, perché forse è vero che si esiste fin tanto che si esiste per qualcuno. Mi ricorda un viaggio che ho fatto diversi mesi fa, la scorsa primavera, in Bosnia. Partire soli e conoscere un sacco di gente, volti, sguardi, voci, accenti, lingue e linguaggi, per qualche minuto, vedere qualcuno che si entusiasma e sembra aver ritrovato qualcosa solo perchè gli hai regalato un sorriso e qualche parola, passare lunghe ore in silenzio distesi nell'erba, ti fa sembrare di essere un po' più tu e un po' meno tu.
Comunque sia, anche così, capita lo stesso di incontrare vecchie amicizie che il tempo non ha scalfito, ma in realtà suppongo sia stato solo il fatto di non essersi frequentati poi tanto a non aver allontanato.
Esci, e ti rendi conto di non essere seduta al tavolo di quel pub con la stessa persona che conoscevi. Già te n'eri resa conto l'ultima volta che l'avevi vista, più o meno 4 anni fa. E già ti eri resa conto che tante, troppe cose stavano cambiando negli anni prima, o forse sono cambiate in una sera, in un attimo. Forse sarebbero rimaste uguali senza certi eventi, o forse sarebbero fisiologicamente cambiate comunque. Chissà. E chissà in che modo.
In realtà non è il cambiamento che dà quel senso di spaesamento.
E' l'accorgersi che tanta innocenza è andata perduta. Sei con dei coetanei che ragionano e vivono come se avessero 10 anni di più...forse anche 20 o 30. Senza freschezza, senza l'entusiamo che - diamine, hai ancora 30 anni, mica sei prossimo alla morte! - uno dovrebbe avere. E' tutto già fatto, già sfruttato, già sperimentato. Non c'è più alcuno stupore, più nessuna meraviglia. E' tutto spento, non brillano luci.
Oddio, detta così sembra che stia parlando di gente depressa e triste. No, non è affatto così, anzi!
Si ride, si scherza (in maniera anche opinabile secondo me, ma vabè, è un altro discorso). Si vive, anche in maniera ritenuta soddisfacente.
Però io proprio non ce la faccio a non sentire la mancanza di quell'innocenza che andrebbe iniettata a dosi massicce a questa umanità così lontana da sè stessa. 
Secondo me...si è perso il senso di quello che significa: "crescere".
Eh sì. C'è chi cresce, e c'è chi invecchia. Che poi invecchiare mica è una brutta cosa. In teoria si dovrebbe diventar saggi. Occorrerebbe aver grande stima degli anziani (non dei gerontocrati però).
Ma c'è chi invecchia la propria anima rendendola usurata, sporca, macchiata, lisa, unta, consumata.
Si dice che sarebbe bello nascere vecchi e morire nel momento del proprio concepimento. Ma tutto sommato non è così difficile. Basterebbe giorno dopo giorno ricordarsi di non rendere vecchia e inutilizzabile la nostra anima.