Non siamo tutti Giovanni

Sono passati...quanti anni? 23?
Io avevo 10 anni allora. Non c'è anno che questo anniversario e quell'altro, di luglio, passi inosservato nella mia memoria. Le rimembro, le scene dell'epoca. La sensazione, l'angoscia. La parola "mafia" che indicava quel mostro che da quando ho ricordi stritola l'Italia e che in quei giorni era diventato più feroce perché si rendeva conto che c'erano dei guerrieri che volevano colpirlo a morte.
Purtroppo a morte, poi, sono stati colpiti i guerrieri stessi.
Tre anni prima era caduto il muro di Berlino.
Ho vissuto tutta la mia infanzia sotto l'incubo della Guerra Fredda. Mi ricordo che si diceva che a qualcuno bastasse schiacciare un bottone per far esplodere qualche bomba atomica qua e là e distruggere il mondo. Avevo quattro anni quando esplose la centrale di Chernobyl. Ricordo anche quella strana sensazione di essere sotto lo scacco di un mostro invisibile, la nube radioattiva. Ricordo ancora una scena, ero in braccio a mio padre e indossavo una maglietta rosa con una farfalla, la mia preferita, in centro. Chiedevo cosa fosse una nube radioattiva, e lui me lo spiegava. Ricordo che dovevamo comprare il latte a lunga conservazione, confezionato prima dell'esplosione della centrale.
Quando cadde il muro di Berlino fu una gioia grandissima, avevo sette anni e fui felice insieme a tutti quei tedeschi liberati. Anche se ero piccola, l'idea della guerra mi impressionava parecchio, ogni sera pregavo perché le guerre finissero. Ricordo quelle del Golfo, quei pozzi di petrolio bruciati...
E poi la malapolitica italiana, il Partito Radicale che aveva portato Cicciolina al governo tanti anni prima che un altro politico di casa nostra inserisse avvenenti ragazze nelle liste di partito, la pornostar che diventa "onorevole", la maestra che ci spiegava che ora c'era il "Partito dell'amore", e quel potere che intanto diventava sempre più criminale, sempre più ladro...
In tutto questo clima strano, conflittuale, disonesto, Falcone e Borsellino erano una boccata d'aria fresca. Erano la speranza, anzi la certezza che un mondo più giusto, meno inquinato nell'anima e nel corpo, fosse possibile. E invece vennero Capaci, Palermo via d'Amelio. Mani Pulite. Di Pietro. Tangentopoli. L'Italia che crollava. L'Italia che rinasceva, come un'araba fenice malata, uguale a prima. Cosa è cambiato?
Ho sempre ritenuto che in quei giorni, in quel 23 maggio, in quel 19 luglio, ogni singolo cittadino italiano, uomo, donna, anziano, bambino, sarebbe dovuto scendere in piazza a dire che con uno Stato che non è in grado di difendere i propri martiri noi non ci stiamo. Ma non era ancora il tempo dei "Je suis Charlie". Non siamo tutti Giovanni, non siamo tutti Paolo.
Non lo siamo perché non ne abbiamo la statura morale. Qualcuno sì, pochissimi, ma la maggior parte no, o l'Italia non sarebbe ancora in mano alla corruzione, alle ecomafie, alla mafia imprenditrice.
Falcone e Borsellino sono due martiri: magari non da canonizzare, perché troppo uomini, troppo terreni, ma martiri in quanto testimoni (come dice l'etimologia della parola stessa, martyr), testimoni di verità, testimoni di coerenza, testimoni di onestà.
Pochi sono quelli che ritengo esempi di vita.
Voi siete uno di questi.

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