In questi giorni, per una serie di motivazioni, mi sono trovata a leggere di sociologia, psicanalisi, filosofia, in una declinazione pertinente al disagio dell'uomo contemporaneo conseguente alla precarietà di vita. E ho scoperto una cosa su cui non avevo mai riflettuto: pensando di essere libera nel mio lavoro artistico, mi trovo in realtà a essere nel general intellect fino al collo. Insomma, come la si giri, sembra proprio che da questo sistema non vi sia scampo. Il capitalismo fagocita anche la libertà apparente.
Poco male, me ne farò una ragione, in fondo faccio più o meno quello che voglio fare (dico più o meno perché per far tutto mi occorrerebbero giornate di 72 ore).
Tuttavia queste letture e le conseguenti riflessioni si sono accavallate con un breve viaggio (o forse sarebbe meglio dire: tournée, visto tutte le città che ho girato in pochissimi giorni) in cui ho avuto una panoramica di tutto il disagio esistenziale post-moderno. Ci sono cose che mi colpiscono molto. Ad esempio, non riesco a non dormandarmi come mai tanti giovani sopravvivano più che vivere. Ok, c'è la crisi, è difficile trovare lavoro, ok. Ma mi riferisco ad altro. Non ci sono aspettative...ma non perchè mancano - sì, è vero, mancano, lo ripeteremo all'infinito - ma non ce le si pone nemmeno. Vedo gente che a cavallo tra i 26 e i 36 anni vive meno che alla giornata. Cerca di tirare su quello che può, talvolta anche con mezzi discutibili. Ma fino a che non si concludono le 24 ore. Domani è un altro giorno e si vedrà.
E ancora, di nuovo, lo sappiamo che il lavoro scarseggia. Ma secondo me non è questo. Non è la mancanza di lavoro che ha tarpato le ali. Perché se si passa la serata a parlare di droga, a chiedere se "fumi joint", a parlare di quante bevande alcoliche hai bevuto, a riempire la stanza di fumo di sigarette, e il tuo pensiero più elevato è il cibo, c'è qualcosa che non va. Non è la mancanza di lavoro, è la mancanza d'anima.
Mi sono intossicata fisicamente per via del fumo, ma non solo. Non riesco proprio a capire come sia possibile non avere non dico aspettative, ma aspirazioni più alte, e non parlo del lavoro perché non esiste un lavoro alto e uno basso, mi riferisco proprio al modo di vivere. Non credo che queste persone cambierebbero modo di vivere se avessero un lavoro. Anzi, dissiperebbero il loro stipendio (chi ce l'ha, già lo fa) in sciocchezze.
Eppure l'uomo è così pieno di risorse creative, basterebbe metterle in campo, ma perché si vive così sottotono?
Non parlo dallo scranno di chi ha sicurezze. Faccio parte anch'io della generazione dei senza domani. Ma appunto, se non c'è un domani, perchè sciupare l'oggi tra bassezze e meschinità?
Se abbiamo solo l'oggi da vivere, allora dobbiamo renderlo bellissimo. E se scoprissimo di avere anche un domani, ringrazieremo di averlo fatto.
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