Allora si parla tanto di violenza di genere di questi tempi.
Io parlo da donna, giovane donna, che probabilmente non conosce le atrocità delle violenze subite da tante altre donne.
Però penso che questa divisione fra uomini e donne non aiuti nessuno, men che meno riuscirà a fermare questa (vera o presunta) spirale di violenza. Sì, perchè se invece che al dialogo si istiga all'odio e all'opposizione e alla divisione, non se ne esce più. Le donne avranno sempre più paura degli uomini, gli uomini delle donne. E l'incomunicabilità porta violenza.
Penso che alla base di ogni forma di violenza ci sia una mancanza di comunicazione come pure di riflessione. Allora è importante comunicare, è importante conoscersi, forse perchè uomini e donne sono come due culture diverse, lontane, ma che non per questo non possono incontrarsi. Ogni volta che i popoli hanno dialogato ne sono nati scambi, traffici, alleanze, ricchezza; ogni volta che non lo hanno fatto, sono accadute guerre, rappresaglie, violenze. Pensiamo all'ex Jugoslavia: si viveva tutti in armonia, poi è nata la cultura del diverso (riassumo mooolto in breve) ed è successo quello che è successo. Pensiamo al continente Africano o all'area mediorientale, dove sono stati disegnati confini di cui non c'era bisogno e in cui intere nazioni sono state costrette a vivere senza potersi capire: il risultato è una polveriera sempre pronta ad esplodere.
Non accade diversamente in quello che è il gap comunicativo tra uomini e donne che oggi, invece di colmare, si sta allargando sempre più. Non ci sarà meno violenza se non ci si capisce, se ci si odia, se si ha paura dell'altro perché diverso, perché il suo universo è distante dal nostro.
Siamo alle prese con l'ideologia gender e questo è un altro dei suoi malefici risvolti, perchè si vogliono abbattere diversità che esistono, sono biologiche, psicologiche, culturali, e devono esserci! Se non abbiamo un altro, non abbiamo nemmeno l'identità di noi stessi. E questo vale come persone, come genere, come popoli. Abbiamo bisogno dell'altro, non per guardarlo come un nemico, ma per delimitare anche il nostro io. Non è certo appiattendo, abolendo le differenze, che si evita di guardare l'altro come un nemico, anzi: si ha paura dell'ignoto, si cerca di combatterlo, come contro un nemico invisibile. E se il nemico è invisibile, va a finire che nemici lo diventano tutti.
Invece sarebbe bello educare tutti, bambini, giovani, adulti e anziani, a riscoprire la ricchezza della diversità, ad aver fiducia della diversità, perché senza diversità non si evolverebbero nemmeno le specie, senza diversità saremmo tutti condannati a morire di tare ereditarie. E' la diversità che ci salva.
E dobbiamo imparare ad essere un'armonia in questa diversità, che non sia una diversità cacofonica e discordante, ma un insieme compiuto, un'opera d'arte, un quadro in cui ogni colore, diverso dall'altro, ne crea l'immagine, le luci, le ombre.
Abbiamo bisogno di scardinare la cultura della violenza a tutti i livelli, non di costruire barriere di genere che rischiano solo di creare altri cortocircuiti comunicativi e dunque altra violenza.
Abbiamo bisogno di conoscenza e rispetto, di quella conoscenza unica fonte del rispetto, e non di barriere divisorie che relegano l'altro in qualche posto sempre più lontano, sempre più lontano...
Dobbiamo imparare ad amare, dobbiamo imparare che l'amore è colmare vuoti e lasciarsi colmare i propri. Non abbiamo bisogno di altre barriere.
Non abbiamo bisogno di altra violenza.
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