Chi ha rubato il Natale?

E così anche questo giorno di Natale è passato...
Domani molti torneranno al lavoro...e non sarà stato nulla più che una mangiata, un po' di casino con amici e parenti, qualche pacco da scartare e, come mi ha detto qualcuno che mi legge, "solo vino, cibo e amari".
Comunque, fin qua, a parte la cosa a mio avviso un po' ridicola di festeggiare qualcosa in cui non si crede, di festeggiare il compleanno di qualcuno senza invitarlo o senza sapere chi sia, tutto "bene" (per me è molto illogico, vabè)...
Quello che mi fa riflettere è altro. Siamo riusciti a trasformare anche questa festa che, comunque, credere o non credere, di per sè ha un significato (difficile, certo, da mantenere se non si sa che cosa essa rappresenti), nella solita sperequazione fra chi ha e chi non ha, in un motivo di disuguaglianza. Il Natale è la festa universale, di tutti gli uomini: il mondo intero festeggia, senza sapere di festeggiare la propria liberazione, la propria salvezza. E se anche volessimo spostare questa festa su un piano del tutto atrascendentale, potremmo ancora comunque festeggiare un giorno in cui ci ricordiamo che questa è la festa dell'uomo, della sua umanità...Anche per quanti vedono il Natale solo come "vino, cibo e amari". Come Dio si è fatto uomo...così potremmo quanto meno farne un momento per ricordare che nasciamo tutti uguali su questo pianeta. E invece tra regali, spese e cenoni, tutto questo non avviene. Avviene che c'è chi è solo, chi non ha nulla da festeggiare, perché ormai per quasi tutti si è perso il senso di questi festeggiamenti. Dovrebbe essere il giorno in cui il povero si siede a tavola insieme al ricco, il giorno in cui tutti possano avere qualcosa per cui sorridere, o in cui sentire di avere un senso, e per molti diventa il giorno in cui si ha solo un altro motivo per piangere o non sapere perchè e per cosa si vive. Natale si dice sia la festa della famiglia...e così tutti si chiudono nelle proprie case calde e calorose, ma non chiudono solo le porte, bensì il cuore...magari molti per lavarsi la coscienza fanno un'elemosina di più...però poi non ne rimane nulla...
E in realtà questa è sì la festa della famiglia, ma dell'intera famiglia umana, non dei clan e delle tribù.
Gesù Bambino è nato povero, nella grotta, e di certo non faceva cenoni e non aveva la pancia piena. E Maria e Giuseppe non si sono chiusi nella grotta per festeggiare da soli il lieto evento...hanno accolto i pastori e i Magi, i poveri e i ricchi, gli ignoranti e i sapienti perché avevano capito che quell'evento non era solo per loro. 
Sono passati duemiladiciotto Natali circa...e siamo sempre al punto di partenza.
E poi in fondo dovrebbe essere Natale ogni giorno. Ogni giorno dovrebbe essere così.

Apri il cassetto

Che giornata...
Non so perchè, quando trascorro l'intera giornata fuori casa, anche se poi in fondo sono stata a pranzo in un'altra casa, arrivo intorno alle 18 distrutta. Ora sono le 20:23 quindi non ne parliamo.
In realtà sto imparando a capire perché...devo avere qualche neurodiversità (detto tra il sarcastico, il faceto e il possibilista :P). La socialità mi distrugge. Non per musoneria, egoismo, senso di superiorità, disattenzione o che...nemmeno per carattere...è proprio che faccio una fatica abnorme a  sostenere ore di conversazioni e di socializzazioni di cui non sento il bisogno. E' come se uno, non essendo portato per la matematica, dovesse riflettere ore e ore sulla risoluzione di esercizi che magari per gli altri sono pure semplicissimi o ovvi.
Viceversa potrei stare giorni e settimane da sola senza risentirne, anzi, senza accorgermene. Se il telefono squilla, devo stare di genio per rispondere. Forse sto dipingendo un'immagine di me che incuterà un po' di timore o di sgomento, ma in fondo mi da pure molto fastidio dover parlare in prima persona prendendomi come soggetto delle mie narrazioni.
Sarà che poi sono sottoposta a tutta una serie di visioni di vita, opinioni, convinzioni, idee e ideologie delle quali non solo non condivido una virgola, ma che mi sembrano il cancro del mondo...eppure non è che oggi, ad esempio, sia stata con persone abiette...anzi...sicuramente sono tra le migliori persone che io conosca...ma, ahimè, per me è faticoso.
E questo post non vuole essere uno sfogo, nè uno sproloquiare vittimista...ho solo bisogno di mettere fuori la fatica che sento. Della quale non mi lamento, comunque. Mi segue da una vita, ci sono abituata.
Però in certi momenti devo riporla in qualche cassetto per disfarmene, almeno per un po'. E adesso mi è capitato sottomano il cassetto-blog.
Poi sempre più mi prende questo senso di inutilità...vedo che le persone più serene sono in fondo quelle che inconsapevolmente rispondono a quello che da più parti gli si dice di fare...condividere le foto su facebook, avere lo smartphone, "sistemarsi", "infilarsi" da qualche parte, uscire con gli amici (per fare però sempre e solo determinate cose) e così via...
Io mi sento oberata, frustrata, infastidita e pure innervosita da tutto questo. E' vero che le culture sono date dalla condivisione degli stessi codici comunicativi, ma oggi mi sembra ci sia solo un grande, enorme melting pot, per usare un termine tanto in voga presso la sociologia degli anni passati, un'insalatona dove devi essere un ingrediente fra i tanti.
Tutti chiusi nelle loro piccole certezze. E questo va benissimo. Forse pagherei per averne anche io. Però quando questi piccoli mondi diventano tutto sommato isolati su sè stessi, nonostante tutta questa ridondanza, direi questo parossismo di socialità...boh...

Cari...

Ancora una volta una manifestazione che si è conclusa nella violenza. In linea di massima sono contraria, penso che le vere rivoluzioni siano non violente. Però stavolta le cose sono un po' diverse, fermo restando che forse molti di quelli che oggi si lamentano sono anche gli stessi che ci hanno fatto cadere dalla padella nella brace e da una finta democrazia a una dittatura bianca.
Cari poliziotti, lo so che non è lecito lanciare sassi e bombe carta sulle forze dell'ordine. Lo so che voi siete lì perché è il vostro lavoro e forse anche perché siete anche d'accordo con una certa linea. Ma lasciate che vi dica una cosa: stavolta avete sbagliato a caricare i manifestanti. Non che le altre volte sia giusto, però capisco che in questo sistema, non si può sfidare l'ordine costituito con certi mezzi. E lo ritengo anche ovvio.
Ma stavolta avete sbagliato. Avreste dovuto lasciarli passare, o addirittura andarci con loro, ai palazzi del potere. Sì, perché anche voi siete cittadini di questo Stato.
Molti di voi hanno o avranno dei figli. Quello che state facendo ora, difendendo questo sistema, è danneggiare i vostri stessi figli. Noi non vogliamo questo stato di cose, non vogliamo un mondo del genere, non vogliamo un sistema che ci tenga oppressi e repressi in questo modo. E non dovreste volerlo nemmeno voi, se non per voi stessi, almeno per i vostri più cari. La degenerazione, stavolta, sta nelle stanze di governo, non in piazza. Non dovreste difendere un sistema che vi rende servi e schiavi, magari finora poteva anche avere un senso, ma adesso è ora di far sapere che nessun cittadino, dall'infermiere al professore, dal parcheggiatore al poliziotto, nessuno vuole e peggio ancora può più sottostare a questo. E voi dovreste essere dalla parte dei cittadini, perché anche voi siete cittadini, non dalla parte di chi vi sta usando contro voi stessi. Non parlo di fare azioni violente...ma penso che se anche voi poliziotti deponeste armi, scudi, elmetti, confidando ovviamente nell'intelligenza di chi manifesta a non inveire su chi rimane disarmato, e insieme a loro, insieme a noi, vi dirigeste verso quei palazzi...tutti uniti, compatti...bé, forse questa sarebbe sì una piccola rivoluzione o almeno un piccolo segnale.
Spero che alle prossime elezioni ci sia un altro segnale: che i cittadini si rechino alle urne, ma votino tutti scheda bianca.

Un'allegra canzone per un giorno di pioggia :D

Sottotitolo: una canzone verace (che oggi non riesco a smettere di ascoltare)                                                               


  "Meat Is Murder"

Heifer whines could be human cries
closer comes the screaming knife
this beautiful creature must die
this beautiful creature must die
a death for no reason
and death for no reason is MURDER
and the flesh you so fancifully fry
is not succulent, tasty or nice
it is death for no reason
and death for no reason is MURDER
and the calf that you carve with a smile
is MURDER
and the turkey you festively slice
is MURDER
do you know how animals die?
kitchen aromas aren't very homely
it's not "comforting", "cheery" or "kind"
it's sizzling blood and the unholy stench
of MURDER
it's not "natural", "normal" or kind
the flesh you so fancifully fry
the meat in your mouth
as you savour the flavour
of MURDER
NO, NO, NO, IT'S MURDER
NO, NO, NO, IT'S MURDER
who hears when animals cry?



Nota dopo nota...

"Se un figlio si accorgesse che per caso è nato fra migliaia di occasioni capirebbe tutti i sogni che la vita dà, con gioia ne vivrebbe tutte quante le illusioni"...(Franco Battiato, "Energia", da "Fetus", 1971).
L'altro giorno stavo imparando una nuova canzone al pianoforte...per la precisione (anzi, ora me la riascolto, così la imparo meglio) questa...(non ho visto il film Twilight e non sapevo ne facesse parte ci tengo a dirlo :P)
Ascoltala mentre leggi :)

e pensavo...non si capisce niente...all'inizio, quando si studia una nuova canzone, non si capisce niente...oddio questa era pure semplice da suonare quindi più o meno si capiva...ma in generale, accade così.
E la vita, gli incontri, le relazioni, le situazioni, sono come una canzone che si sta imparando a suonare. Non ci si capisce niente, sembra una sequela di note sconnesse (però per quanto sconnesse sempre sequela è, tutto sommato), e poi alla fine di tutto...saremo capaci di coglierne la melodia. Tra armonie e dissonanze, accordi e discordanze, intervalli e sequenze e anche tante scale da scendere e salire...
La vita è un bellissimo pezzo al pianoforte.
Spero che tutti noi facciamo sempre in modo di non suonare sempre la stessa nota, visto che ne abbiamo tante a disposizione...
E che le usiamo per comporre qualcosa di bello e piacevole all'ascolto nostro e degli altri...

Ricchi di niente

"E' più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un'ago, che un ricco entri nel Regno dei Cieli". Così recitava il Vangelo odierno. Ricco...di questi tempi, ci si domanderà, chi può dirsi ricco? Tutti si lamentano di non arrivare a fine mese!
Il tipo dell'episodio riportato, lui sì, era ricco, un giovane ricco che rispettava tutti i comandamenti ma non era soddisfatto. Non era felice. Così va da Gesù e gli chiede di dargli la ricetta della felicità. Non glielo chiede esplicitamente; gli chiede: "Maestro buono, cosa devo fare per meritare la vita eterna?". 
E Gesù, com'è ovvio, da bravo giudeo, da bravo rabbì, gli ricorda di dover rispettare i comandamenti. Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, onora il padre e la madre e ama il prossimo tuo come te stesso. Tutti i comandamenti dell'amore, insomma. Per essere felici, occorre seguire l'amore (diamine, perdonate la ridondanza). Però il giovane fa questo e altro, non ha bisogno che glielo dica Gesù. E così gli viene indicato il passo successivo: "Va, vendi ciò che possiedi e dallo ai poveri, se vuoi essere perfetto". Ma lui proprio non ce la fa. E' ricco, come fa a vendere tutto e darlo ai poveri? Come farà a essere felice, senza le sue cose?
E così se ne va.
Dicevo, pare non sia un nostro problema, no? Siamo tutti abbastanza poverelli, ultimamente. La crisi, la crisi, la crisi. Ora, a parte che secondo me alle nostre latitudini abbiamo ampiamente dimenticato che cosa significhi il termine "povertà" (per nostra fortuna...anche se non tutti purtroppo), vabé...
Perché ogni volta che pensiamo alla ricchezza, pensiamo al denaro. E invece. Siamo ricchi, cavolo, ricchissimi! Siamo ricchi di un sacco di cose. Ricchi non perché possediamo - non possediamo nulla su questa terra - ma perché vi ci attacchiamo. Siamo ricchi di un sacco di cose e non ce ne accorgiamo. E questa ricchezza ci lascia sempre insoddisfatti, come se mangiassimo a sazietà ma mai niente di gustoso. Oddio, meglio oggi che prima, quando non si mangiava proprio. Però è un paradosso, no? Avere, e non sentirsi contenti. Almeno se uno è scontento perché non ha, bé, una ragione ce l'ha...
Insomma, dicevo, siamo ricchi di tante cose che non vogliamo lasciare. La macchina, l'apparenza, la comodità, la ragione, la vanità, l'io (non l'identità, che è dono di Dio, l'io)...
E infatti una beatitudine dice: beati i poveri in spirito. Chi è povero non di beni, ma di spirito! Chi non possiede nello spirito, chi è semplice e se possiede, lascia andare, non trattiene...
Mi piaceva metterla qui, per chi legge, la riflessione che ho sentito: forse c'è qualcosa di cui ognuno di noi è troppo ricco, a cui è tanto attaccato, da impedirgli di fare il passo successivo...
E forse, chissà, potrebbe essere giunto il momento di lasciare qualche piccola zavorra :)

Dell'incommensurabile varietà dell'uomo

Ultimamente...ero presa da cose un po'..."terrene"...le ideologie, i movimenti giovanili...l'arte e la musica ad essi legati...Domandandomi il valore di tutto questo...
Considerando il fatto che spesso si tratta di contenuti...di rottura...la rottura va bene, con certi modelli...ma quando propone modelli validi...invece spesso c'è tanto nichilismo dietro le varie manifestazioni della cultura giovanile che si sono susseguite negli ultimi anni...e se non c'è nichilismo, c'è quantomeno un gran senso di vuoto...di vite che stanno andando, non si sa dove...
Poi stasera una persona mi ha nominato un santo...Massimiliano Maria Kolbe...mi ha detto che l'ha colpita la bellezza della sua vita...e al fatto che "lui ha veramente vissuto"...
Bé...che cosa vuol dire vivere veramente? Ci sono persone che sono davvero libere. Spesso li chiamiamo santi, se siamo credenti...Penso che vivere sia quello...vivere, liberi di amare, al di fuori di ogni convenzione....
Senza scambiare ciò per mero libertinismo o assenza di limiti.
In fondo questo modo di vivere ha in sé anche una profonda somiglianza con l'anarchia...perché si potrà essere liberi da padroni e oppressori solo quando si avrà il coraggio di amare veramente, nella verità, quella che permette la pura libertà, senza la quale (la verità) non ci sarà mai modo di vivere davvero liberi. Infatti qualcuno diceva "la verità vi farà liberi"...già...Liberi di amare, e liberi di vivere. Non liberi di fare quel che ci salta in testa in ogni momento, che non è libertà, ma schiavitù dei sensi e dell'ego.
E ho pensato alla grande varietà degli esseri umani. Miliardi e miliardi di esseri umani che si sono succeduti nel tempo, ognuno diverso dall'altro. Ognuno ha fatto un percorso, un cammino, una vita. Ma di questi, quanti sono stati liberi? Quanti hanno vissuto veramente? Quanti hanno capito il senso della parola "amore"?
Più vado avanti nella mia seppur ancor breve vita, più mi accorgo di quanto ciascuno di noi fondamentalmente non ha che lampi, pezzetti, minuscoli frammenti di verità...e ce la giochiamo a tenersi ognuno il proprio pezzetto e a volerlo talvolta imporre agli altri, non per forza esplicitamente, ma anche solo con il credere ciecamente che in quel pezzetto ci sia tutta o quasi, o una buona parte di verità. E fuori chi non la pensa come noi. E invece sarebbe bello se ognuno avesse l'umiltà di capire che in ogni cuore c'è come una tesserina di un grande puzzle, se ciascuno mettesse la sua tesserina su questo puzzle, man mano diverrebbe completo. Potremmo chiederci perché allora il Creatore ci ha dotati solo di piccoli frammenti, di piccole tesserine...La risposta trovo sia semplice...perché appunto ci mettessimo a collaborare. Dall'amore viene collaborazione. Ma niente, questo non ci entra in testa.
Altre volte vogliamo metterci di tutto, in questo puzzle. Pure quelle tesserine che non c'entrano nulla. E roviniamo il quadro d'insieme.
E questo mi scoraggia un po'. Mi domando se mai raggiungeremo la completezza. Qualcuno, singolarmente, ce la fa. Ma come umanità, quando?

Settimana vegetariana - 1/7 ottobre 2012


tratto da http://www.fastweb.it/portale/canali/attualita/societa-e-costume/contenuti/articolo/?id=53614235


Ottobre verde in giro per il mondo alla scoperta dell'alimentazione vegetariana, una filosofia di vita sempre più in voga in Italia dove si contano già 7 milioni di persone che hanno detto no agli alimenti animali.



Sono in netta crescita le persone che decidono di adottare un regime alimentare di stampo vegetariano, rinunciando a prodotti animali: il 43,2% rivela di aver fatto questa scelta per proteggere la propria salute mentre, il 29,5%, ha prediletto i vegetali per rispetto degli animali infine, il 4,5% difende la tutela e il rispetto dell’ambiente.

Secondo l'Associazione vegetariana italiana(Avi) l'Italia è al secondo posto al mondo dopo l'India per percentuale di praticanti vegetariani infatti, stando alle stime dell’Eurispes, i vegetariani sono più del 3% sul totale della popolazione, ovvero circa 2 milioni di persone, numeri notevoli che testimoniano come, nell’arco di 10 anni, il numero è raddoppiato e non intendere arrestarsi tanto che, sempre secondo l’Eurispes, nel 2050 i vegetariani potrebbero raggiungere i 30 milioni.

Molto di più di un semplice stile di vita, scelte soggettive importanti per il corpo e, per tale motivo, necessitano di essere fatte con criterio, con la consulenza e la supervisione di un nutrizionista in grado di suggerire integrazioni al fine di garantire un regime alimentare completo.  Infatti, come illustra Giacinto Miggiano, direttore del centro ricerche nutrizione dell'università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma: “I vegetariani, non consumando carne e altri prodotti di origine animale, tendono a comprare altri prodotti, ad esempio quelli ricchi di omega 3, di fribra e antiossidanti, che combattono l'invecchiamento".

Per appassionati e curiosi,  anche quest’anno, puntuale come sempre, dal 1 al 7 ottobre, periodo in cui ricorrono anche laGiornata Vegetariana Mondiale e la Giornata Mondiale per gli Animali, si rinnova l’appuntamento con la Settimana Vegetariana Mondiale, una manifestazione interessante e articolata che, nata nel 2008 grazie all’iniziativa di diverse istituzioni e organizzazioni vegetariane, ambientaliste e animaliste operanti in tutto il mondo prevede, a livello internazionale, eventi informativi come seminari, incontri e dialoghi sull'alimentazione consapevole,  buffet eco-biologici, film e documentari allo scopo di informare le persone sulla scelta vegetariana e sui vantaggi derivanti dall’esclusione  di  ingrediente di origine con i conseguenti provoca giovamenti alla salute e all’ambiente.

Tantissimi gli appuntamenti in calendario: a Milano AVI e il Comune di Milano promuovono la campagna “Prendiamoli per la Gola 2012” che, dal 1 al 31 ottobre 2012,  invita i non vegetariani ad assaggiare le prelibatezze di una cucina al naturale presso i locali che aderiranno gratuitamente all'iniziativa, presentando un proprio menù, rivisitato, ispirato alla cucina tradizionale, al “made in Italy” e alla gastronomia etnica mentre, in Sicilia l’appuntamento è con “La Palermo Vegetariana” dove, in compagnia di un’ospite d’onore, Margherita Hack, vegetariana doc, ci si diletterà tra seminari tenuti da esperti e professionisti e, a seguire a tanta teoria, della gustosa pratica, quella che si va in tavola grazie al buffet “eco-bio-vegan” a cura di Freschette BioBistrot e BioCatering Scuola Waldorf.



1 Ottobre 2012

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Livia Fabietti

Siamo tutti delle rockstar

Di questi tempi, non so se poi accadesse anche in passato, c'è la curiosa abitudine di insuperbirsi di quello che si fa. In generale la superbia è un vizio che ci tocca tutti, o direttamente, o indirettamente attraverso quella degli altri. Già c'è la tendenza a esserlo quando si vive la propria quotidiana vita routinaria...un po' di vita sociale in più, un po' di stravaganza in più, e gli attori di questo palcoscenico su cui recitiamo sono subito pronti ad autoaffibbiarsi il ruolo di prime donne. Non parliamo poi quando la vita dà qualche opportunità in più: si è subito pronti a dimenticarsi che, tutto sommato, siamo dei signori nessuno a ben guardare.
E così ci si sente dei gran fighi solo perché si fa qualcosa che altri non fanno, si vive dove altri non possono vivere, si ha la fortuna di avere occasioni che altri, poverini, non hanno. Che tristezza: ci si ritiene qualcuno (nell'accezione umile della faccenda) non per il fatto di vivere, respirare, amare (amare!), pensare, insomma per il solo fatto di esistere, no...ci si ritiene qualcuno (nell'accezione superba) solo per le apparenze, le sovrastrutture e mille manfrine.
Per non parlare dell' "effetto facebook": siccome c'è facebook, siamo tenuti a sapere tutto di tutti. A nessuno salta in mente che forse a me di stare a farmi i fatti degli altri attraverso un social network proprio non interessa. E così...una persona a me cara andata a vivere all'estero torna in patria per (credo) un paio di settimane e non dice nulla. La contatto per dirle che poteva farsi sentire...e cosa mi dice? Che "lo sanno tutti" che sarebbe tornata. Lo ha scritto anche su facebook d'altronde.
E certo...perché uno è tenuto a seguire tutti gli spostamenti delle persone...a passare la vita su facebook a vedere cosa fanno...e dove vanno...
E se uno torna, non è quello che torna a doverlo dire, sono gli altri che devono accorrere. Non ci sono scuse visto che siamo nel villaggio globale internettiano e tutti sanno tutto di tutti. Tutto quello che si vuole si sappia, ovviamente, perché magari il risvolto di tutto questo blaterare fosse la trasparenza. Eh, no! Più si appare, meno si sa. E' come se ci fosse un overflow di informazioni tra foto, commenti, chat, tag e blablabla che fa passare in secondo piano ciò che davvero conta...però alla gente va bene così. Si accontenta del superfluo. E si dimentica la buona educazione. Volevo dire l'amore, l'amicizia, ma giustamente sarebbe stato troppo.
La prossima volta provo a scrivere a Obama. O al Papa. Chissà se anche loro avranno l'ardire di rispondermi che "lo sanno tutti" dove vanno...Scusate se non guardo la tivù però, e quindi non so nemmeno questo. E scusate se non ho facebook.

Resurrezione

Oggi, Pasqua...Resurrezione.
Ieri riflettevo su cosa possa essere...su come possa essere possibile la Resurrezione. Non parlo di questioni scientifiche...dei modi, delle metodologie, delle ipotesi ricostruttive...
No...
Penso che la Resurrezione sia stata possibile -e sia possibile- a una sola condizione: Amore.
Cristo è risorto perché lui è l'Amore. E' vero quando si dice: l'amore è più forte della morte. Forse noi pensiamo al legame d'amore, che vince anche la morte, cioè che resta vivo anche al di là della morte di una persona cara. Questo è vero ed è giusto. Ma non è questo l'Amore della Resurrezione.
Il fatto è che l'Amore - cioè la materia di cui Dio è fatto - è di per sé vita, e non può morire. Noi spesso cerchiamo di capire Dio, meditiamo, facciamo dibattiti, cerchiamo di spiegarLo...e no...non si può...si può solo contemplare la sua essenza, la sua materia, questo Amore che è una forza talmente grande da essere dirompente.
E' proprio vero che se ci facessimo come Cristo faremmo le cose che ha fatto Lui e anche di più grandi. Ma non le facciamo perché non siamo mai totalmente Amore. E' pur vero che finché non lo farà tutta l'umanità, sarà ben difficile conciliare il farsi Amore puro con un minimo di istinto di conservazione.
Ma quanto sarebbe bello se ciascuno di noi si lasciasse trasformare e vivesse continuamente in questo Amore,  si facesse Amore, che non ha nulla di patetico e sentimentale...
Cristo è risorto e a noi sembra impossibile e incredibile perché ancora non ne abbiamo compreso l'essenza...
Cristo è risorto perché non poteva far altro.
L'Amore non può morire.
Mai.