Ma il problema sono i maschi o la violenza?

Ieri è stata la Giornata contro la violenza sulle donne. Sinceramente sono un po' scettica e preoccupata dalla piega che può prendere tutta questa questione del femminicidio; ci sono alcuni politici (o politichesse) che sembrano vedere in ogni uomo un bruto e instillano un clima di reciproco sospetto. E' vero che nel secolo ventunesimo dopo la nascita di Cristo una grande fetta di umani dotati di cromosoma Y sono non propriamente dei gentlemen. E' vero anche che nessuna di noi può dirsi esente dall'aver subito anche solo la minima forma di fastidio da parte di costoro, fosse il semplice sentirsi appellare come carina (il che, davvero, non è percepito come un complimento) mentre si cammina per strada. Però creare questa sorta di guerra dei mondi mi suscita un vero dispiacere. Con il tempo, come esponente del genere femminile, ho imparato che dei maschi non ci si può né deve fidare facilmente, ma in fondo nemmeno delle sedicenti amiche, o dei datori di lavoro, o dei commercianti e così via; insomma, degli esseri umani, che non di rado non tengono fede al proprio nome. Sono una creatura bizzarra per questo mondo, non ne condivido il 99,9% periodico del sentir comune, non ho grande confidenza con il genere maschile che spesso sembra veramente mirare solo all'oggettivizzazione della donna. Non credo molto al "divertimento", anzi non ci credo per niente, non credo all'"avventura", non credo alle storie di poco conto purché consensuali. Eppure la maggior parte delle mie amicizie sono e sono state maschi. Perché pure con le donne non è che sia così facile interagire. Le donne, che pure ora godono di libertà prima inconcepibili, in molti campi non si sono emancipate ma si sono solo piegate all'accettazione di forme e modi dell'apparire riconducibili all'universo maschile.
Il punto, quindi, non è tanto fermare la violenza contro le donne, ma la violenza tout court: se non si estirpa quel seme, mi sembra che si faccia tanto bel rumore, bello, sottolineo, ma pur sempre rumore. Non si arriva a quell'armonia che solo una vera pace, data dall'assenza di violenza, di una educazione violenta (anche in senso lato), può garantire. Recuperare la gentilezza, recuperare il senso dell'umano: questo è il vero, fondamentale passo da compiere. Così come la libertà non è data tanto dall'emancipazione femminile che in certi casi ha creato dei mostri, in gran parte figli di quel mostro più grande che è il libertinismo, del tutto incapace di dare all'uomo la pienezza che vorrebbe riceverne; ma dal recuperare il senso della stessa libertà, che è per tutti, a prescindere dal proprio genere di appartenenza biologica.
Si vuole scardinare tutto, ma qualche punto fermo pur dovrebbe rimanere.
Ieri sera mi sono commossa a risentire un commento al Talmud, che alcuni attribuiscono al Talmud stesso, altri a Shakespeare o a Benigni (-_-'), e che in realtà è di un noto commentatore biblico del XVII secolo, Matthew Henry. Pensiero che peraltro in molti, proprio grazie a Benigni, conosceranno: "The woman was made of a rib out of the side of Adam; not made out of his head to rule over him, nor out of his feet to be trampled upon by him, but out of his side to be equal with him, under his arm to be protected, and near his heart to be beloved". Ovvero: "La donna è stata fatta dalla costola dell'uomo (di Adamo); non dalla sua testa per essergli superiore, né dai suoi piedi perché debba essere calpestata da lui, ma dal suo fianco per essere uguale, sotto il suo braccio per essere protetta e vicino al suo cuore per essere amata".
A me non dà fastidio essere uscita dalla costola di un uomo. Mi piace questa idea. Mi dà un senso di protezione e sicurezza e di capacità di amore. D'altra parte poi ogni uomo è figlio di una donna. C'è parità.  Chi andrà contro la sua stessa creazione? Che male c'è a essere in fondo figli della stessa carne? Secondo me nessuno. E quindi condivido pienamente la necessità di celebrare ogni vittima e di abolire ogni forma di violenza, di denunciare sempre e comunque. Ma penso che siamo tutti vittime e agenti della stessa follia, della stessa ideologia violenta che tutto consuma dall'inizio dei tempi. Il nemico non è il maschio in quanto tale: il nemico è la violenza, che perpetriamo in tante forme, che perpetriamo un po' tutti.

Il bene non è un parlarsi addosso

Sto notando che accade spesso che se qualcuno dice a qualcun altro una parola buona, una frase di stima, ecco che subito si corre a pubblicarlo su Facebook. E questo purtroppo accade spesso anche da parte di molti bravi cristiani. Che accada una volta, presi dall'entusiasmo, ci potrebbe pure stare, condividere fa parte della natura umana "normale", ma se accade praticamente sempre, o molto spesso, ecco che due conti bisognerebbe farseli. Quando il bene fatto diventa un parlarsi addosso, quando diventa uno sciovinismo fine a sé stesso, bisogna chiedersi a che e a chi giova questa vanità. Io penso che se uno SCEGLIE di essere cristiano, deve comprendere che deve aspirare alla santità. La santità non è avere le visioni mistiche e parlare con gli angeli, è una cosa molto più ordinaria, molto più alla portata di chiunque. Dio chiede appunto di essere santi, non mistici. Allora non abbiamo bisogno di segni esteriori per essere santi, cioè null'altro che perfetti nell'amore. Come non c'è bisogno di avere le stimmate per essere santi, così non c'è bisogno di spiattellare sui social ogni attestato di stima altrui. Non è l'esteriorità che ci rende migliori a noi stessi e agli altri. Allora, quando qualcuno ci dice del bene, Dio lo sa, e questo conta. Che importa che lo sappiano mille persone, metterlo in vetrina? Per essere santi quindi occorrono cose molto più concrete ma anche molto più sottili, come il conoscere sé stessi, ri-conoscere le proprie vanità nascoste, e rinunciarvi. Questo vuol dire essere santi, che poi è tautologico con l'essere cristiani. Perché se un cristiano si comporta come chiunque, allora lo capisco perché molti sono disamorati di questo Gesù, e vedono in questa solo una religione e non un approccio alla vita molto, molto radicale. A un cristiano non è permesso di comportarsi come chiunque, perché deve seguire Cristo, e lui non era certo chiunque. Non si è testimoni credibili, e allora, di cosa ci si lamenta se il mondo va altrove, inseguendo altri dèi e altri idoli? A noi cattolici piace ricordare continuamente quanto Dio si sia innamorato di una virtù di Maria: l'umiltà. Spesso la si confonde con la falsa modestia. Ma l'umiltà è proprio quello smettersi di parlarsi addosso per far parlare le proprie azioni, e pazienza che non lo sappiano tutti, l'importante è che lo sappia il Cielo. Dove peraltro, come pure diciamo di credere, risiedono una moltitudine immensa di creature.

Credere alla legge e non alla salvezza

Ultimamente mi è capitato di discutere con un conoscente internettiano, estremamente cattolico, della questione Chiesa e animalismo. Sorvolerò sul fatto che diventare cattolici ideologizzati non ha senso, non siamo un partito politico, siamo quelli che dovrebbero essere sale della terra e luce del mondo senza collocarci a destra e/o a sinistra. Sorvolerò che mi sfugge come si possa pensare che Dio non abbia a cuore la sorte dei fratelli animali. Mi stupisce che questa avversione all'animalismo sia dettata da un timore: quello che si possa perdere l'umano e la centralità dell'uomo. Allora, cominciamo dall'inizio: l'umanesimo ha scardinato il cristianesimo medievale e il suo teocentrismo, quindi non è che nell'umanesimo ci sia tanto di cristiano, a voler guardare bene. Quella che a quei tempi ha costituito un cambio di valori oggi non lo si vuole abbandonare. Il che non è affatto un male. Il problema è che si teme il postumanesimo che secondo alcuni può costituire una negazione dell'umano, e si vede nell'animalismo il trionfo della filosofia del postumano. Allora, dico, invece di approcciarsi alla questione come miopi reazionari, si impari dalla Storia, prendendo esempio da uno che al riguardo aveva capito tutto e cioè Gramsci: lasciare la discussione a un'unica parte significa lasciare che se ne appropri; piuttosto la teologia cristiano-cattolica dovrebbe occuparsi di una questione che, al contrario di quanto mi ha detto il virtualconoscente di cui sopra ("ci sono questioni molto più importanti") è importantissima anche per il futuro e la salute del pianeta e del genere umano. Entrare nel discorso, farsene carico, piuttosto che lasciarlo ad altri. Fare di Dio un idolo è un peccato altrettanto che bestemmiarlo. E bestemmiare la Sua creazione riducendola a un contorno di cui l'uomo potrebbe disporre fino ad uccidere non è propriamente cosa da bravi cristianucci. Idolatrare Dio sapendo ogni virgola del Vangelo, piuttosto che EVITARE le derive che questo dibattito può avere, evitarle accogliendo il messaggio di amore e rispetto per ogni forma di vita piuttosto che respingerlo a priori, è a questo punto anche necessario. E io mi batterò per questo. Lasciare l'animalismo a una frangia di persone che darebbe l'habeas corpus all'animale più che all'embrione, secondo me è contrario a ogni etica. Non etica cristiana, etica e basta, l'etica è una. Pacificare umanesimo e animalismo, questo è il punto. La Rivelazione sarà pure compiuta, ma la costruzione di nuovi cieli e nuova terra no; quella tocca a noi e passa anche attraverso questo.

Dilemmi

Mi sono resa conto che ci sono persone che fondano tutta la propria esistenza su un'unica, grande bugia, e tale la rendono. Pensando, però, che sia la verità e che sia ciò che le rende felici. E ti poni la domanda: interagire con queste persone, avallandone le convinzioni, sostenendole nella parte che recitano, diventando anche tu parte della loro magistrale scena teatrale? Oppure farti da parte, col rischio di comportarti in maniera intollerante? Forse occorre solo sperare, nel silenzio, che ritornino a sé stesse.
Pensierino della notte: Ogni persona che incontriamo ci interroga, come il più grande dei misteri.

La dignità della vita

Senza voler giudicare nessuno (bisogna precisare: sembra che ormai avere un'opinione in questa società non sia lecito, che diventa subito un giudizio), sulla questione del "suicidio assistito" o eutanasia si sente spesso dire "meglio morire che dipendere da qualcuno". Purtroppo oggi c'è il mito dell'autosufficienza (detto da una che non vuole mai essere aiutata a far nulla) che fa pensare alla necessità di essere aiutati come a una perdita di dignità. Eppure ogni giorno ci sono tante persone che hanno bisogno di qualcuno per vivere (in senso fisico: in senso interiore credo sia esperienza di quasi tutti), sono tutte senza dignità? Sopra casa mia vive una disabile che viene aiutata da quando è nata, in tutto, e per tutto intendo tutto proprio. E' forse senza dignità? Credo ci sia una più grande dignità nel sapere che invece bisogna farsi aiutare. Dipendere da qualcuno non significa essere menomati nella propria "adultità", nella propria completezza. Per cui tutti quelli che si vorrebbero prontamente far sparire perché sono un peso (anziani, malati, embrioni) che si frappone fra noi e i nostri obiettivi hanno esattamente gli stessi diritti di chiunque. Invece di cercare di diffondere una cultura di morte, media e opinionisti vari dovrebbero sostenere una cultura di vita, in cui la vita è bene primario per sé stessa, e non per le funzionalità che si hanno.

Adeguarsi all'Occidente

Chi è immigrato in Europa, in Italia, e ce l'ha fatta, probabilmente dirà che emigrare serve. Non posso mettere in dubbio che questo faccia la differenza per la singola persona. Né dico che uno debba vivere sotto le bombe o nella povertà (in particolare, dalle bombe devi scappare per forza). Ma a livello globale, si risolve ben poco, anzi, si fa aumentare la povertà di ogni singolo Paese ospitante oltre che di quello d'origine e tante, troppe persone, dopo aver rischiato la vita vedono frantumarsi le loro rosee aspettative. Mi scontro con questa situazione ogni giorno. E so che molti non ce la faranno. So che per molti andare altrove non è stato un affare. So che molti finiranno a dormire sotto i ponti.
Deve cambiare l'approccio al consumo, devono essere redistribuite le risorse, devono terminare le guerre, almeno quelle provocate ad arte.
Anche perché tante persone giungono da questa parte, la parte ricca, ricca ma piena di persone che non vivono con meno di due dollari al giorno ma nemmeno potrebbero per via delle necessità anche sociali alle quali devono adeguarsi, e iniziano a sprecare. Sprecano acqua, sprecano cibo, gas... Non ho mai visto qualcuno sprecare tanto. Non ho mai visto a casa mia arrivare bollette di gas da 1.700 euro per tenere le finestre aperte e stare in casa a maniche corte mentre fuori la temperatura è relativamente mite anche se è dicembre. Non ho mai visto usare tante medicine e non ho mai visto rompere tre frigoriferi e tre lavatrici uno dietro l'altro. Non ho mai visto gente lamentarsi perché si va in gita insieme per poche ore a poca distanza da casa e non ci si porta il panino come ogni persona normale, pretendendo che altri paghino il pranzo al ristorante. Quindi il problema dello spreco non è occidentale, credo sia insito nell'uomo, a qualunque nazionalità appartenga. Ma proprio per questo lo spostamento di popoli non è una soluzione. Quello che serve è un nuovo approccio alla vita fatto di vera solidarietà e vero amore.
E secondo me chi dice che bisogna accogliere e accogliere e accogliere non ha ben inquadrato il problema e non si accorge che sta creando i presupposti per creare il caos per tante generazioni future. Non stiamo aiutando nessuno in questo modo. Quello che dobbiamo fare nell'emergenza va fatto, ma affiancandolo a una seria politica. L'approccio però è sempre quello di curare il sintomo e non l'intero corpo o le cause dello squilibrio... Se non si comincia dall'inizio, non si fermerà mai questa catena, anzi, le si aggiungono sempre nuovi anelli.
Ci mettiamo la coscienza a posto accogliendo queste migliaia di profughi? Non ci rendiamo conto che il problema non inizia e non finisce lì?
Che mondo lasceremo in eredità? Un mondo di vera accoglienza, o un mondo di scontri per accaparrarsi l'ultima risorsa?
Ai posteri l'ardua sentenza.

Comici al volante

Ma quelli che ti superano per mettersi in pole position al semaforo e poi non riescono a vederlo e al verde quindi non partono? ‪#‎comicialvolante‬