Siamo tutti delle rockstar

Di questi tempi, non so se poi accadesse anche in passato, c'è la curiosa abitudine di insuperbirsi di quello che si fa. In generale la superbia è un vizio che ci tocca tutti, o direttamente, o indirettamente attraverso quella degli altri. Già c'è la tendenza a esserlo quando si vive la propria quotidiana vita routinaria...un po' di vita sociale in più, un po' di stravaganza in più, e gli attori di questo palcoscenico su cui recitiamo sono subito pronti ad autoaffibbiarsi il ruolo di prime donne. Non parliamo poi quando la vita dà qualche opportunità in più: si è subito pronti a dimenticarsi che, tutto sommato, siamo dei signori nessuno a ben guardare.
E così ci si sente dei gran fighi solo perché si fa qualcosa che altri non fanno, si vive dove altri non possono vivere, si ha la fortuna di avere occasioni che altri, poverini, non hanno. Che tristezza: ci si ritiene qualcuno (nell'accezione umile della faccenda) non per il fatto di vivere, respirare, amare (amare!), pensare, insomma per il solo fatto di esistere, no...ci si ritiene qualcuno (nell'accezione superba) solo per le apparenze, le sovrastrutture e mille manfrine.
Per non parlare dell' "effetto facebook": siccome c'è facebook, siamo tenuti a sapere tutto di tutti. A nessuno salta in mente che forse a me di stare a farmi i fatti degli altri attraverso un social network proprio non interessa. E così...una persona a me cara andata a vivere all'estero torna in patria per (credo) un paio di settimane e non dice nulla. La contatto per dirle che poteva farsi sentire...e cosa mi dice? Che "lo sanno tutti" che sarebbe tornata. Lo ha scritto anche su facebook d'altronde.
E certo...perché uno è tenuto a seguire tutti gli spostamenti delle persone...a passare la vita su facebook a vedere cosa fanno...e dove vanno...
E se uno torna, non è quello che torna a doverlo dire, sono gli altri che devono accorrere. Non ci sono scuse visto che siamo nel villaggio globale internettiano e tutti sanno tutto di tutti. Tutto quello che si vuole si sappia, ovviamente, perché magari il risvolto di tutto questo blaterare fosse la trasparenza. Eh, no! Più si appare, meno si sa. E' come se ci fosse un overflow di informazioni tra foto, commenti, chat, tag e blablabla che fa passare in secondo piano ciò che davvero conta...però alla gente va bene così. Si accontenta del superfluo. E si dimentica la buona educazione. Volevo dire l'amore, l'amicizia, ma giustamente sarebbe stato troppo.
La prossima volta provo a scrivere a Obama. O al Papa. Chissà se anche loro avranno l'ardire di rispondermi che "lo sanno tutti" dove vanno...Scusate se non guardo la tivù però, e quindi non so nemmeno questo. E scusate se non ho facebook.